domenica 5 febbraio 2012

Quit

Eretto e fermo sul ponte più alto che potevi trovare.
L'autostrada incredibilmente deserta. Allora è davvero questo che deve succedere,pensi.
Ed è difficile cercare di immaginare a cos'altro puoi pensare in questo momento. Eppure ne avresti.
Almeno una vita e mezza.
Il telefono è già in volo lento verso il fondo. Orbite circolari se lo trascinano giù in slow-motion.
Forse non è vero che la vita ti passa davanti in questi momenti. Lo sai tu.
Ma lascia che la faccia passare io al posto tuo.

Ti conoscono tutti in paese. O almeno a tutti il suo nome è noto. Il tuo è uno di quei nomi che in paese si sente spesso. Da quando eravamo ragazzini.
Essere una delle figure di spicco di un paesino di merda come questo è un onore di cui saprei fare a meno. Ma ti dico, ora che non mi stai sentendo, non sono mai stato insensibile alla tua figura.
Ti ricordo alle elementari.
Ti vedo qui davanti , seduto a bere il tuo suo succo di frutta alla pesca mentre gli altri si rincorrono nel giardino della scuola. Sorridente in piedi appoggiato al muro. Con il grembiule bianco, mentre aspetti che arrivi mamma.
Ti rivedo alle medie. Uno di quei ragazzini meno popolari di altri. Silenzioso e malvestito. Non un grande sportivo. Lo saresti diventato poi.
Gli occhiali marroni ti categorizzano immediatamente.
Le scuole medie, si sa, sono il periodo più crudele della vita.
Sei obbligato ad iniziare a crescere. A smettere di essere un bambino anche se lo sei ancora. Devi dimostrare di essere qualcosa che assomiglia ad un adulto,la versione puzzolente e acerba di un adulto.
Se non ti fai questa violenza adesso da qui non ne uscirai più. E' cosi per tutti.
 A quell’età la pietà umana e il rispetto non sono ancora facoltà sviluppate appieno. Sono presenti in potenza, come un senso difficile da imparare ad usare. Un cuore funzionante c'è già . E questo non ti aiuta. Sei uno qualunque ma solo agli occhi degli altri. Non entri mai nelle mire degli stronzi. Distaccato si, ma riesci a partecipare silenziosamente ad ogni cosa.
Ridi alle battute e alle bravate. Addirittura sorridi ai soprusi dei compagni di classe verso le vittime del momento.
Quello che veste sempre uguale. Quello che puzza. Quello con il padre in galera.
Tu sorridi lo stesso. Non ridi ma sorridi. Un modo di partecipare senza essere eccessivamente stronzi. Tanto basta per considerarti una entità innocua. Uno spettatore come altri.
Le povere vittime delle crudeli prese in giro invece di tutto questo non se ne accorgono. Sei solo quel ragazzo tranquillo che li tratta come persone. Un potenziale amico.
Ti conosco realmente solo oggi, costretti ad allenarci assieme per le gare di atletica. La t-shirt più grande di almeno una taglia nasconde tutta l’agilità.
Brillante. Sveglio. Acuto. La tua simpatia silenziosa e discreta è una sorpresa per tutti. Soprattutto per me. Una grande curiosità per ogni cosa. Salta fuori presto la sua preparazione riguardo capitali mondiali, montagne e mari del mondo.
Leggi un sacco di fumetti. Ascolti i dischi di suo padre.
Frequenti tantissimo l’oratorio. Un postaccio che presto cominceremo a frequentare tutti. Evidentemente uno di quelli che vengono considerati bravi ragazzi.
Le estati si susseguono ma le cose cambiano di poco.
Arrivi tardi,quando il sole si è già ammorbidito. Arrivi con una allegria fastidiosa. Passi gran parte del pomeriggio a casa. Uscire troppo non sta bene per la tua famiglia.
La tua semplicità si è trasformata. E' diventata odiosa. Ridicola. Irritante.
Nauseante nella tua bontà, nel tuo altruismo.
Sei un pratico. Hai scelto una scuola professionale a qualche decina di metri da casa.
Ti interessa imparare un mestiere, non importa quale. Ti chiedi a che cazzo serva conoscere il latino o le bizzarrie di qualche filosofo Tedesco, o tutte le altre perdite di tempo di cui magari mi riempio la bocca io. Vuoi solo vivere serenamente la tua vita. Il resto non sembra appartenerti.

Nonostante le patenti prese ce ne stimo ancora seduti sul muretto nel retro dell’oratorio.
Parliamo di guerre lontane, di capitalismo, di anarchia e tu ti fermi li dopo un pomeriggio di lavoro nei campi di tuo padre. Ti siedi sulla scalinata e ci ascolti sorridendo. Sempre sorridendo.
Quando qualcuno di noi si fomenta tu ridi. Non ridi di noi o delle nostre idee, ma del nostro entusiasmo di ragazzi.
Nella tua semplicità sei già adulto. Non hai sogni impossibili ma hai i più bei sogni realizzabili.
Dentro di me c'è già una punta di invidia. La verità è che nella tua semplicità estrema c’è qualcosa di più. Nonostante la noia delle tue parole. La banalità del tuo vestire. Il tuo andare a messa tutte le Domeniche senza domandarti cosa significhi. Il tuo giocare a calcio come un ragazzino di sei anni. Nonostante l'azione Cattolica. Lo stucchevole entusiasmo. Le canzoni simpatiche e i campi estivi in montagna.
L'università l’hai mollata presto. Nessun fallimento, solo una scelta. Il tuo vero interesse è il lavoro.
Te ne stai piegato a tirare cavi, e quando non sei a lavoro sei nei campi.
Reagisci con sorrisi pieni di pietà e sopportazione di fronte alla volgarità. Mantieni la calma sempre.
Sai fare delle scelte e a quanto pare ti costruisci un futuro. Anche per questo ti guardo con invidia.
Scegli lei.
Quella che per anni hai visto giocare a pallavolo nel campo dell'oratorio. Quella che hai visto sparire e ricomparire diplomata ed impegnata nel sociale.
Hai deciso in poco tempo che è la donna per te.
E' un Settembre caldo e c'è il tuo matrimonio. Una cerimonia semplice e veloce. Niente sfarzo. Una casa con giardino, una donna con un pancione pronto a dare al mondo una bambina. Stop. Il lavoro sempre meglio e velocemente  fai nascere la tua impresa .
 La bambina cresce e arriva anche la sorellina.
Partecipi ancora alle raccolte di beneficenza dell’oratorio. Quando puoi almeno. La raccolta del ferro è un appuntamento fisso.
Non vai più a messa, ma spesso senti il bisogno di una confessione.
Non hai nemici. Hai solo amici.
Non c'è un ombra nella tua vita. Nessuna smagliatura. Sembri uscito da un film.
Ti sei portato dove volevi. Quanti ne sono capaci?
Tutto questo sei tu fino ad oggi.
Fino al giorno in cui ti stai lanciando giù da un ponte verso litri e litri di acqua fredda.
Nemmeno un messaggio alla tua famiglia. Nessuno capirà mai il perchè.
Ti vedo dimenare nell'aria con un viso immobile. Non c'e un indizio. Non c'è niente.
Lo stai facendo e basta. Affondi verso il letto e non hai un pensiero che ti lasci aggrappato alla vita.
Lascerai tutti nel dubbio, nell'angoscia di non sapere un cazzo.
Un mistero che con il tempo la gente dimenticherà. Smetteranno di voler capire. Io non lo so se ne sarò capace.
Perciò ti saluto.
 E salutami il fondo del fiume, che ai tuoi occhi spenti è un giardino battuto dal vento.