lunedì 27 dicembre 2010

Pugno di ferro (prima parte)



IL SILENZIO È LA SEDUZIONE. DEL DIAVOLO E PIù SI TACE PIù. IL DEMONIO DIVENTA TERRIBILE

S.Kirkegaard

Funziona cosi.
Ci sono delle volte in cui ti spingi oltre e ricevi una illuminazione.
Ma è una rivelazione che non puoi comunicare.
A nessuno.
Nemmeno a te stesso perchè arriva talmente veloce da stordirti.
Ti elevi solo per pochi istanti.Per qualche secondo sei molto più di un uomo.
Vedi come sono le cose.Ma dura poco.
E' un istante in cui la tua carne si gonfia di sangue.La tua pelle è percorsa da brividi.Il cervello e' immerso in un siero di piacere liquido,aspro e rovente.
Il tuo cuore finalmente si spegne.Diventa nero.
Smetti di provare sensi di colpa.
Smetti di sentire dolore.Smetti qualsiasi cosa.



La strada per fortuna è ancora lunga.Un enorme rettilineo che sembra non finire mai.Potrei guidare guardando le forme prese dalle nuvole,appoggiando il collo al sedile.
Tanto non incrocerei anima viva per ore.
Mia moglie guarda il deserto di sabbia e rocce senza dire una parola.
I suoi capelli vibrano al vento.Un rigolo di sangue secco le scende dall'orecchio.I Gucci coprono l'occhio tumefatto.
Bellissima.

Ci siamo trasformati assieme.
Per anni abbiamo vissuto entrambi con il sorriso di una vita serena.
La vita normale.
Il film la sera.I pomeriggi in giro,la spiaggia,le risate,silenzi passati a leggere riviste,libri.Le cenette mentre lei aspetta il commento sul piatto dall'altra parte dello stretto tavolino della cucina.
Insomma una vita felice.
Una vita dalla quale però mancava un piccolo,forse insignificante tassello.
Credo sia una sensazione comune a tutti.Quello che è davvero raro è capire dove la tua natura spinga alla ricerca del pezzo mancante del puzzle.
Probabimente siamo diventati quelli che un tempo guardavamo con una certa pietà.
Quando ci siamo conosciuti,all'università,eravamo ancora cosi stupidi da sentirci diversi dal resto del mondo.
Di solito questa cazzata passa prima.Tipo al liceo hai gia smesso di crederti diverso.
A ben vedere,un pò diversi lo eravamo davvero,ma solo ora lo capiamo.
E' probabile sia meglio vivere una vita senza domandarsi mai cosa ci sia sotto questo strato di carne e sentimenti.Ma una volta che ti spingi oltre ti rendi conto che è possibile lasciare temporaneamente questa maschera da uomini per diventare qualcosa di diverso.
Mostri magari.Non lo so.

E' difficile rintracciare il momento esatto in cui nascono certe cose.Forse dal legame profondo tra me e mia moglie e dalla nostra intima,macabra complicità.
Una notte ci siamo raccontati le nostre più segrete fantasie.I nostri più malatii desideri.Le cose che mai avremmo confessato a nessuno.
Difficilmente anche a noi stessi.
L'illuminazione è stata li.Nel trovare la stessa identica deformazione interiore.
Non che non lo sapessimo già di essere intimamente simili,ma fino a questo punto...
Il desiderio di dominazione.
Ben diverso da quella vaga idea di ribellione che avevamo quando eravamo stupidi.O giovani se vuoi ma è uguale.
E' qualcosa che non ha nulla a che fare con il sesso.Meglio specificarlo perchè qualcuno potrebbe pensarlo.
Riguarda piuttosto l'essere padroni assoluti della vita.Della propria vita.
Ma questo comprende esserlo anche degli altri.
Essere amorali.
Ci siamo convinti che da qualche parte,in qualche sudicio bar,o nell'angolo umido di qualche strada poco illuminata o magari nel bel mezzi del lavoro,o una sera,durante il tragico rito satanico dell'aperitivo,saremmo improvvisamente mutati.
Bruciando in una fiammata unica il bozzolo di persone normali emergiamo come perfetti uomini farfalla.Perfetti e senza ali.
Spaventosi insomma.Creati per camminare in mezzo alla gente facendola scansare.
Fare paura.


Ed è successo.
E' iniziato piano.Dopo un tamponamento.
La strada ghiacciata.
Un tizio con la pancia,in giacca,camicia sbottonata nonostante il freddo che urlava,insultando,minacciando,guardandoci con rabbia.Respiro pesante.
Cose che succedono a quanto pare.
Spesso l'uomo cerca di dominare la situazione.Cerca di ragionare e di appianare.Evita di lasciarsi andare ai suoi istinti,se ne ha.
Quante volte è successo di doversi controllare.Di dire "calma",di repirare a fondo.Magari incazzarsi dopo.Infuriarsi si,ma dopo.
Da solo.
E invece quella volta no.E' stata una scintilla.Guardando negli occhi mia moglie.
Due occhi silenziosi ma crudeli.E' come se dicesse ammazzalo,facciamola finita.
Dentro qualcosa si è rotto.Una specie di diga,e il primo zampillo di questa esplosione è stato un pugno dritto nel naso del tizio,che facendosi improvvisamente muto,cade a terra.
Mia moglie guarda in silenzio,senza nessuna espressione,i miei calci che colpiscono.
E poi ce ne andiamo.Basta.
Tutto questo nel silenzio.Non ne parla nemmeno dopo.
La prima cosa che dice riguarda la cena,le cose da prendere.Ma io ho le scarpe sporche di sangue.
Eppure non ne parla più.Nemmeno la mattina dopo.
Non ne parla più.
Il fatto è che io mi sento bene.Dopo quella sera mi sono sentito una persona migliore.Temevo il giudizio di mia moglie.Temevo che quel silenzio nascondesse paura,o disprezzo.Invece zero.
Magari l'ha letto nell'ultimo numero di Elle Lasciare che il proprio uomo sia un animale fa bene alla coppia..
Il silenzio è complicità.


Non ero ancora davvero un uomo nuovo.
Ero solo uno di quelli che la mattina si aggiusta la cravatta prima di uscire mentre il caffè si raffredda nella tazza,in cucina.
Un colletto bianco,che una volta nella vita ha avuto un sussulto.
Tanto basta per guardarmi negli occhi,mentre mi infilo la giacca.Cosa che non succedeva da tanto.
Quella mattina ho preso ha schiaffi un tizio con un giubbotto lucido come un sacco di immondizia.
Camminava con le gambe aperte in modo ridicolo.Movenze bifolche.
Urlava dietro alla sua ragazza che muta,schiacciata tra le spalle,rossa in viso,subiva questo coglione con gli occhiali a specchio.Occhiali che sono volati immediatamente in mezzo alla strada,e al primo sguardo di reazione il suo naso è esploso in una nuvoletta rossa.
Poi me ne sono andato a lavoro.
La gente guardava me e guardava il tizio a terra che bestemmiava,con la ragazza che gli reggeva la testa.
Denuncie,casini,niente di tutto questo mi interessava.

Tornando a casa scopro che mia moglie la stessa mattina ha sputato addosso ad una battona,probabilmente ubriaca,che ridendo aveva avuto da ridire sul suo portamento rigido.
La scopa in culo è una espressione che gradisce poco.

In quei giorni,ho preteso una trasformazione.Ed ero convinto,silenziosamente,la pretendeva anche mia moglie.
Mutare nel viso,nella voce,nello sguardo.Pretendere giustizia.Pretendere di essere una carne nuova.
Due sfolgoranti corpi lucenti e levigati in mezzo a flaccidi bozzolo pallidi.
Superiori.
Ecco quello che dovevamo diventare.
Fanculo la vita sicura e tranquilla.Fanculo essere persone dignitose.
Poi sono convinto sia il desiderio di tutti.
Quando guardiamo qualche film siamo tutti attratti dall'assassino,dal genio malignio,da chi è in grado di non aver paura,ne coscienza.
Diventarlo,ho sempre pensato, deve essere il più difficile dei percorsi.
Invece è un attimo,se dentro il guscio di uomo c'e quella creatura lucente che non ha pietà ne paura.

Una sera fuori da un centro commerciale un tizio prende a calci un cane che gli ha pisciato sulla preziosa ruota dell'altrettanto preziosa Passat.
Al primo guaito io gli sono gia addosso sparandogli un calcio tanto forte da non sentirmi piùla gamba.Standogli sopra i miei pugni sono uno piu forte dell'altro.Ad ogni pungo la carica del mio braccio si fa sempre piu tesa.
E mentre sto smettendo arriva lei,a piazzargli la punta della scarpa in bocca a tutta velocità.Giusto il tempo di sentire qualcuno urlare che siamo gia dileguati.

Io felice.Una felicità severa.Soddisfazione.
Lei silenzio.Silenzio sereno,tranquillo come se fosse la cosa più normale del mondo.E come il solito,nemmeno una parola a riguardo.Mette un cd di Beyonce e canta,muovendo la testa sul collo coma una nera da ghetto.Fossimo stati persone comuni avremmo solo sognato di farlo,immaginato più e più volte nella nostra testa.Una replica continua di violenza rabbiosa.Invece l'abbiamo fatto.
La realtà è ben migliore.La giustizia fa bene a tutti.

Una sera sfogliando Glamour e ascoltando una sparatoria alla Tv in uno di quei film del cazzo americani,mi dice:
-Certo sarebbe bello averne una-
Bloccandomi un attimo capisco si riferisce ad una pistola.Non alza lo sguardo dalle pagine.Anzi sembra molto attratta da un paio di scarpe.
-Beh ci vorrebbe il porto d'armi...-
lo dico solo per provare ad essere ragionevole.
-Per queste scarpe?si probabilmente-

Facile far degenerare tutto.

martedì 14 dicembre 2010

1985



Darling Nikki è una canzone di Satana.Non c'è dubbio.
Una marcetta misteriosa.C'è qualcosa di furbo,qualcosa di sporco.Come se qualcuno ti sbirciasse ridendo e mostrando i denti da dentro l'armadio,tra le camicie e i pantaloni.
Prince di sicuro ha fatto un patto con il diavolo per questa canzone.Poi alla fine quel gospel rovesciato fa capire tutto.Praticamente Satana ti appare in un vicolo cieco tra sacchi di immondizzia e bidoni.La pioggia continua a cadere leggera.E tu rimani paralizzato.
Ti svegli con i brividi.
Il vinile si è incantato nel solco più nero e oscuro.L'ansimo inquietante di Prince.
Quando ho fatto girare il gospel finale all'incontrario diceva Il signore arriverà presto.Prince mi fa paura.

Se ti affacci di notte senti un profumo di freddo a questa altezza.Senti al massimo qualche sirena lontana da questo lato dela città.
I grattacieli del centro sembrano retro-illuminati da una luce pallida.Costante.Morbida.
Mtv passa la faccia spenta in stand-by di Withney Huston con dietro una parete di dischi d'oro.
Potrei decidermi a fare un giro invece di stare qui a guardare i Police urlare incazzati "I want my MTV" alla tv.
Raggiungere il centro,sfidando il gelo.Magari potrei approfittarne e buttare tutte quelle bottiglie vuote sotto il tavolo.
I sacchi neri delle immondizie sbarrano l'ingresso al vicolo cieco di fianco al mio palazzo.Lo stesso vicolo umido e nero del mio incubo di Darling Nikki.
L'istinto fa guardare in fondo.Per vedere se qualche ghigno freddo mi sta aspettando.
In fondo questa è Sodoma e Gomorra.O qualcosa di simile.
Con un brivido salgo in macchina veloce.Che è meglio.
Si crepa dal freddo.Non so come faccia quel tipo che dorme dentro gli scatoloni sul bordo sul marciapiede.Ho quasi il dubbio che sia morto ma mentre passa l'ultimo treno alza la testa e mi guarda.Sorride.
Anzi ghigna,con gli occhi sbarrati e quei denti bianchi e giganteschi.
Un po come il diavolo di Darling Nikki.
Accelerando,lasciandomi alle spalle il mio buio quartiere corro verso la luce.
Quando passi sul ponte,tiri giù il finestrino e da in fondo al buio,dal mare, arriva una fredda brezza che ha qualcosa di sconosciuto.
Di notte questa città sembra davvero agli ultimi brindisi prima della fine.Questa città ha davvero qualcosa di apocalittico.Un vento freddo che ti tiene sveglio e che sembra anticipare qualcosa di terribile.Qualcosa che arriva dal buio,dal mare.
Perchè basterebbe davvero un soffio e tutte queste luci,questi sorrisi ubriachi,le insegne luminose di Times square,Mtv,i Duran Duran,la coca nei bagni,le puttane,l'AIDS,le sparatorie ad Harlem,il rap,le auto,tutto questo finirebbe.
Tutto spazzato via in un botto di calore.Una luce all'orizzonte nero del mare.E poi basta.
Ecco perche il diavolo sogghigna quando suona Darling Nikki.
Insomma la fine del mondo è sempre dietro l'angolo della notte.Accompagnata da Goodbye is foreverdegli Arcadia.
Poco importa se l'altro giorno Ronald Reagan e Michail Gorbačëv si sono incontrati.Non cambia nulla.
Eppure la paura che vibra sotto ogni sorriso,sotto ogni gioiosa esplosione di libertà che scorre nelle strade di questa città,è il vero battito delle nostre vite.
Immagina un mondo ancora peggiore.
Un mondo senza nemici.Senza mostri aldilà del mare.Senza motivi di andare avanti.Un mondo così,tanto per fare.Senza nostalgia e senza demoni che sorridono alle tue spalle.
Un mondo che rallenta i giri senza forza.
E' cosi che finirebbe il mondo.Finirebbe di noia.

lunedì 25 ottobre 2010

E' solo un deserto.




Da qualche mese qui è cambiato tutto.
E'il paesino dove sono cresciuto.Il paesino che ovviamente,giustamente,ho odiato.
Ma è anche il paesino dove ancora oggi continuo a vivere,non smettendo di disprezzarlo.
E' solo un paesino.Il nome non contava fino a poco tempo fà.
Nessuno può avere interesse a riguardo.Ma oggi è il centro del mondo.
O per lo meno il centro dell'Italia.
E' davvero un ammasso di case mollato di peso in mezzo alla campagna più secca e sterile.
Ma oggi è quel posto dove si vedono cameraman arrampicarsi,aggrapparsi ai cancelli per riprender meglio,giornaliste sotto la pioggia imperterrite con lo sguardo pietrificato,e nuvole di gente fisse sotto le luci,nonostante il vento.
E' cominciato tutto durante l'estate.
Una di quelle mocciose con le t-shirt di Emily strange,i braccialetti di plastica rosa e piercing sotto il labbro.
Scomparsa.Una sedicenne sparita nel nulla.
Niente di cosi nuovo.
Eppure l'immagine di questa moretta dagli occhi azzurri,comincia a comparire in Tv.E immaginate il paesino...
Tensione.Eccitazione.
Cominciano a dare scosse all'asfalto rotto delle strade.Ma è ancora presto.
I bar brillano di spiegazioni certe e sicure sulla sparizione,con tanto di giudizi pesanti sulla suddetta mocciosa.O altrettanto sicuri anatemi verso internet e gli stranieri.
Tutti scienziati.Come sempre.
Davvero questo paese,a volte mi chiedo perche non venga raso al suolo.Assomiglierebbe di più a quello che in realtà è.
Un vero deserto.Sembrano villette,stradine e giardini.Ti sembra di vedere un municipio,una chiesa,una fontana,ma è un deserto in realtà.
Un deserto morale.Una specie di Texas della mente.
Un posto dove il tempo si è fermato al degrado.Una eterna periferia.
Dove ci si fanno ancora le pere.Dove esiste ancora la sala giochi.Dove si fanno ancora le risse davanti alle giostre.Ancora i giubbotti in jeans e le canottiere gialle.Dove credo ci si lavi ancora poco,sopratutto dentro.
E infatti...
La fine dell'estate ha visto diventare un volto comune quello della ragazzina scomparsa.Ma la verità doveva ancora arrivare.E arriva con una confessione.
Il padre.
Mentre tutti cercavano ovunque,la terra secca delle campagne assorbiva la carne morta gonfia e nera della piccola ormai cadavere.
Uccisa dal padre quindi.Uccisa dopo essere stata violentata,a quanto pare.
E a quanto pare non era una novità il fatto che venisse molestata,e sempre a quanto pare non era un segreto e un mistero nemmeno in casa.
Ed ecco quindi la manifestazione luminosa e catodica del degrado e dell'ignoranza rimbalzata in ogni casa d'Italia.
Continuamente.
Il nome del mio paese diventa in poco tempo il simbolo metafisico della bestialità.E dire che nessuno ne conosceva l'esistenza fino a qualche mese fa.
Oggi però è quasi un luogo comune a tutti.Dove risiedono le cose peggiori.
Oggi tutta l'Italia vuole sapere.Vuole conoscere gli sviluppi.Tutti vogliono sentire cosa succede.Vogliono sapere quante volte è stata violentata.Come è stata uccisa.Se è stata picchiata.Quanto ci ha messo a morire.Se ha urlato.Se ha pianto.Chissà la faccia del padre.E la sorella?Pare che sapesse.Come dormiva la notte?Come guardava suo padre?
Tutti hanno pensato almeno per un momento come sia mettere il cazzo nel culo di propria figlia.Lo hanno pensato perchè tutti sanno che è contronatura.Eppure è successo.Lo hanno pensato almeno per sentire crescere il disgusto dentro di se,con la paura di non trovarlo.Per avere conferma di essere diversi.Proprio perchè in quella famiglia risiedeva la normalità.
Niente che sembrasse sbagliato.Vita normale.
Gite fuoriporta.Scuola.Lavoro.Mutui.Sacrifici.Lavoro.Insulti agli stranieri.Insulti agli zingari.Discussioni a tavola.Risate.Incazzature.La normalità.Bestemmie.Sindacati.Addormentarsi sul divano.
E allora che è successo.Questo tutti lo vogliono sapere,per sentirsi diversi.

I giornalisti stazionano fuori dalla casa dell'orrore (cosi la chiamano loro) in un continuo blaterale,con facce contrite e tristi.Ma quando finisce la diretta ridono eccome.Giustamente.
L'iportante è che rimangano.
Il paese sembra averne bisogno.Perchè da quando sono qui sembra vivere una seconda giovinezza.
Una massa di gente non fa altro che stazionare dalle parti della casa,in attesa di novità,di un collegamento in diretta,di un arrivo dei carabinieri per altri sopraluoghi.
E la domenica arrivano i turisti.
Vanno a fare foto alla villetta.Si fanno le foto vicini ai giornalisti dal volto noto.Si fanno le foto con il volto serio,per rispetto dicono.
MA alcuni ridono.
Fanno esplodere i bar,l'unico ristorante del paese.
Cartoni di pizza vuoti lasciati un pò ovunque.
Forse a qualcuno disturba,ma nessuno osa opporsi a tutto questo.
La tragedia sta facendo rivivere questo villaggio sperduto nelle trasmissioni del pomeriggio,tra un balletto e una risata.
Zoom spietati sugli occhi lucidi della sorella.Zoom che non staccano mai.Rimangono li.Come il fermo immagine di un pompino in un film porno.Uguale.
Quando passo in macchina,sotto la pioggia e le foglie secche che cadono,è tanta la voglia di accelerare e schiantarmi sulle troupe di giornalisti piazzati in attesa della diretta,travolgere l'ammasso di famiglie che stazionano a fare da pubblico.Fare da tritacarne,magari in diretta.Proprio ora che questo posto sembra la nuova casa di tutti.
Ora che l'assassino è diventato solo il papà.Nemmeno il padre.
Il papà.
E' qualcosa che nausea.Un po come la faccia contrita dei giornalisti.Come quando si parlava della mamma di Cogne.
Nausea.
Perchè in fondo a nessuno dispiace veramente di tutto questo.Anzi.
Si fa a gara a chi racconta per primo l'ultima notizia riguardo la morte della pupetta.E' l'unico argomento.Gli scienziati di piazza sanno tutto ora.Ora che ci pensano c'era qualcosa di strano.Ora che ci pensano qualcuno lo sapeva.
I parcheggi vuoti dei supermercati e i ragazzi con gli scooter.
Le immondizie lasciate per giorni fuori dai cassonetti.
Biciclette legate ai pali.Gel per capelli.Musica ad alto volume.
Macchine customizzate.
E un giovane cadavere.
Questo è il mio paese.Oggi il suo nome è simbolo di tutto questo.

mercoledì 20 ottobre 2010

Bruma




Cazzo mi mancava.
Avere la testa bagnata e le ossa inumidite mi mancava.
La nebbia quando arriva risveglia in me vecchie immagini di infanzia.Da bambino passavo i pomeriggi in campagna,nella casa dei miei nonni.
Beh gli alberi secchi,neri e umidi immersi in un bianco fluido lasciano una bella immagine fredda nella mente.
Erano bei momenti di solitudine.Un bambino bizzarro non c'e che dire.Gotico direbbe qualcuno ridendo.
Quindi ecco.Il riapparire della nebbia riaccende il bambino gotico grande che oggi siede in macchina e lento torna a casa,cercando di non finire in un fosso.
Per molti è un vero disagio.Non vedere una sega,sopratutto di notte non è l'ideale per chi deve farsi strada.
A me però piace.Che vi devo dire.
Tutto si rallenta,tutto diventa silenzioso,ma cosa più importante,tutto scompare.
Ecco,al massimo rimangono le malaticce luci giallastre dei lampioni a comparire ogni tanto.Ma niente di più.

La vecchia di casa,nonna di mia madre,con la sua pelle di cartone e il suo unico dente,raccontava ai bambini di non uscire mai con la nebbia.I fantasmi delle campagne avrebbero certo fatto di tutto,nascosti nel caivo,per portarci via con loro.
Insomma le stronzate che le vecchie raccontano ai piccoli per il gusto di vederli credere a qualcosa a cui nessuno crede più.
Ovviamente nemmeno da bambino ci ho mai creduto.Anzi la cosa mi attirava.Preso com'ero dalle storie di paura.Non facevo altro che immaginare visi spettrali apparire sulle finestre della casa abbandonata in fondo alla strada.
Per chi ha di queste fascinazioni,la campagna Veneta è un luogo fantastico,habitat naturale di apparizioni e leggende.
Una volta ,mentre lanciavo sassi nel fosso,mi sembrò di vedere uno straccio di carrozza guidata da due cavalli neri,correre lungo lo stradone di terra che attraversava i campi di mio nonno.
Nascosto dietro un albero,il me stesso bambino gotico a dieci anni,guardava questa carrozza correre lenta e silenziosa.
Senza nessun rumore,la carrozza spariva.Inghiottita dal peso della densa nebbia pomeridiana.
Camminando sulle foglie secche,decomposte e piene di cimici mi chiedevo chi fosse l'idiota che se ne andava in giro in carrozza,nel mezzo della campagna Veneta in pieni anni ottanta poi.

Insomma stasera la nebbia è grumosa,buia,fredda.Sembra la nebbia di un vecchio film.Quasi finta come quella della macchina del fumo.LA nebbia di quando ero bambino e c'erano solo campi e fossi a buttare su la foschia.
Il riscaldamento dell'auto aiuta la mia stanchezza a farsi torpore.
Si,mi piace la nebbia proprio perchè sà di torpore invernale.
L'idea di passare proprio per le campagne,spezzate ora dalle luci al neon di un paio di fabbriche,mi viene proprio grazie a questa serata.La voglia di ripercorrere i campi della mia infanzia mi fa dimenticare che a casa mi aspetta una poltrona morbida e accogliente.
Attraversando la vecchia strada di terra,che ora e' un manto nero di asfalto,penso al fatto che dovrei cucinare qualcosa,ma penso anche che una scatoletta in frigo la trovo sicuramente.
Accendere la Tv,dimenticare di lavarsi,addormentarsi,risvegliarsi in piena notte con le tizie dei numeri erotici sullo schermo,trascinarsi a letto vestiti.
Ad interrompere il flusso di pensieri è la mia macchina che inchioda sull'asfalto.
Ed è esattamente il rumore dei miei freni l'unico suono che si sente,mentre un enorme rottame motorizzato,un auto nera dalla carrozzeria devastata e sporca,con i fari spenti,i vetri posteriori rotti,lenta come se galleggiasse,mi attraversa la strada,arrivando proprio dal campo,e sempre nel silenzio più assoluto,scopare,ripiombando nel petrolio nebbioso di stanotte.

sabato 16 ottobre 2010

Tutti secernono qualcosa.


"L'amore – un incontro di due salive... Tutti i sentimenti attingono il loro assoluto dalla miseria delle ghiandole" E.CIORAN


Aprire carcasse di corpi morti e freddi sicuramente non aiuta a guarire dalla mia strana ossessione.Eseguire autopsie,anzi la accuisce.
Da medico non posso fare a meno di guardare un essere vivente,morente,o deceduto da tempo,come stretta forma e funzione.Come sostanza biologica e reazione chimica.Semplice funzione.Come un geologo osserva una roccia.
Si probabilmente l'essere un medico legale ha aiutato la mia condizione.Il mio sguardo non è quello di un uomo.
Gia da bambino a volte mi fermavo a fissare i volti della gente.Rimanevo a guardare i sorrisi,le risate.Le smorfie,le contrazioni i sussulti della carne del viso.Gli occhi contratti.Le voci.I suoni emessi.
L'assurda forma dell'essere umano è la mia ossessione.
Significa guardare con gli stessi occhi di una vita che piomba nel nostro mondo da una realtà a noi sconosciuta.
Mi capita nel bel mezzo di una serata allegra.Durante un concerto,oppure mentre passeggio in centro.Quando sono solo,mentre guardo la TV,durante un amplesso o alla fine di un lungo bacio.
Niente mi leva dalla testa che siamo esseri fondamentalmente osceni.Certo in alcune giornate di clemenza ritengo la mia specie quantomeno bizzarra,ma in genere non può che suscitare un certo ribrezzo.
Ma insomma,come non si fa a guardare oltre le consuetudini che la nostra stessa natura ci impone...
Vediamo uomini,donne,bambini muoversi,correre,parlare,urlare,ridere,semplicemente camminare,stare fermi e seduti.Alcuni ci appaiono belli,alcuni orrendi,alcuni indifferenti,alcuni ci affascinano,alcuni ci respingono,alcuni ci attraggono.Sono corpi pulsanti di vita.Corpi come il nostro.
Dobbiamo immaginare per un momento di non averlo mai avuto un corpo,e di non sapere nemmeno cosa sia.
Immaginiamo di provenire da altre realta',da altri pianeti e incontrare un essere umano.
Guardiamoci.
Un blocco semisolido dal quale spuntano quattro protuberanze lunghe e sformate.Dai movimenti convulsi e confusi.Alle estremita di ognuna altre cinque piccole escrescenze.Il tutto rivestito da un tessuto spugnoso e spesso unto dal colore indefinibile chiamato pelle.Una palla nella quale è scavato un buco umido e profondo chiamato bocca.
Due sfere bianche e bagnate emergono da altri due strappi.Si muovono nervosi e si chiamani occhi.
Due scarabocchi di carne chiamati orecchie.Una protuberanza ossuta,bucata e sibilante chiamata naso.
Una specie di sacco puzzolente contenente una serie di masse umide e viscide chiamate organi.
Ad ogni sollecitazione,suoni confusi,osceni,atroci escono dal profondo di quell'ammasso di carne e ossa chiamato corpo.Corpi che si toccano,si sbattono,si penetrano,emettono urla e sospiri.Suoni bizzarri di creature bizzarre.
E questi corpi esplodono di luquidi.
Fluidi rossi,fluidi maleodoranti e caldi.Fluidi biancastri e vischiosi.Ammassi bagnati di putrida sostanza.Ogni orribile corpo non smette un attimo di secernere qualcosa.Tutti noi non smettiamo mai di secernere qualcosa.
Finche il corpo è vivo,il corpo è bagnato.Baganto di caldo,bagnato di denso,di fredda sostanza,bagnato di grasso,bagnato di calore,bagnato di piacere.Semplicemente bagnato.E una volta che smette di vivere,questo sacco umido ululante e contorto diventa duro e scuro.Marcisce ed emette putrescenza,vermi e malattie.
Siamo davvero creature bizzarre.Eppure la magia della nostra vita è quella di vedere solo bellezza.Ognuno di noi sente il bisogno di abbracciare qualcosa di simile a noi stessi.Un altro corpo.
Riconoscersi.
E sopratutto continuare a secernere qualcosa.

lunedì 20 settembre 2010

La notte finisce troppo presto.



Lo so che è stupido cedere alla propria rabbia quando ci si trova stretti da quattro mura,improvvisamente più umide di quanto si ricordasse.Lo so che è stupido arrendersi cosi ai propri lati oscuri.Ma c'e un male ben più acido di qualsiasi vera malattia.E' un male che quando reagisce con le difese,fa emergere mostri dagli specchi,dalle pareti,dall'interno di noi stessi.Ci cambia.E se non l'avete capito è della solitudine che parlo.
Non è quella beata oasi di speranza monastica a cui molti aspirano,quella solitudine che odora forte di troppo amore per se stessi.Parlo della solitudine di chi è privato delle forze.Di chi è condannato a se stesso.La peggiore delle sentenze.
E quindi è cosi che si diventa.Rabbiosi.
Desiderosi di crescere quel piccolo globo oscuro di male che cova all'interno dell'intestino.
E' quella creatura crescente che ti spinge ad evitare ogni luogo dove esplodano risate e brindisi d'allegria.
E' una spinta nera verso la carne,verso confini scivolosi,verso sofferenze che assomigliano sempre di più a carezze.A quelle che un tempo avresti chiamato coccole.
Non è quindi una serata tra amici quello che cerchi.Non è una notte pacifica,o un cielo stellato quello di cui hai bisogno.
E' la furibonda lotta sotto un palco quello in cui vuoi trovarti.
Uno scontro ad armi impari,una bolla pulsante di carne e sudore,di pelle graffiata,di occhi neri e botte in testa.Di risse scoppiate e sedate in pochi istanti sotto gli sputi di un cantante urlante e di una batteria infernale.Non basta nemmeno pompare nel cuore i più crudeli e infernali pensieri.
Una parvenza di cura,forse,è la necessità della propria perversione,dello spremere via ogni sentimento del quale siano imbevute le carni.
Ma non è nemmeno lo squallido spettacolo bondage a guarirti.Nemmeno la palla in bocca alla scheletrica modella legata e appesa al soffitto del locale a farti sentire meglio.Non lo farebbe nemmeno la piu profonda frustata su quella bianca schiena.Nemmeno se si contorcesse dal dolore e dal piacere.
Nemmeno le carni trafitte e appese nelle più selvagge sospensioni.Nemmeno il sesso orale consumato a metà nella più sporca darkroom tra fazzoletti secchi di sperma e boccette di popper finite a terra.
E' in quel momento che inizia la paura.Il tuo monologo interiore.
Ma non è il mercurio al posto del sangue che la rabbia ti pompa nel cervello.Non sono le puttane gotiche e le maschere antigas dei peggiori mostri da dancefloor.Non sono gli occhi brucianti di febbre del tossico sudato che fissa le luci UV.
Non sono i Velvet Acid Christ.
Non è il clangore malefico che urla dal sound system e che fa muovere i culi racchiusi in calze a rete e body in pelle.Non sono le urla sataniche degli Hocico.
Non sono i beat disperati che scuotono il pavimento.
Non sono i cessi maleodoranti.Non sono le bottiglie rotte in testa.
Non è il viso pallido macchiato di lacrime e rimmel di una lolita inginocchiata di fronte al proprio vomito.
Niente di tutto questo.
C'e una sola cosa che ti terrorizza.
Quando ti accorgi che la notte finisce troppo presto.
Perche è quando ti lasci alle spalle tutto questo,che ti trovi di fronte ad un mostro di luce.La luce del giorno che scopre la strada verso casa.Una strada cruda e gelida.Troppo reale per essere accettabile.Una strada grigia che conduce di nuovo verso l'umido cuore del tuo male peggiore.Una peste chiamata solitudine.

domenica 22 agosto 2010

Dedicato ad un amico


Parliamoci chiaro.Da questa stronzata non torneremo indietro.E va bene che sia cosi.
Anzi è il senso ultimo della cosa.Se ci fosse da tornare non avrebbe significato tutto questo.

A svegliarmi è stato il profumo di carne alla griglia.
Il sole doveva essere calato da ore.Dopo una notte insonne passata a pensare e una mattina intera di viaggio avevo bisogno di un lungo sonno.
Dormire nella stanza che ha visto i miei sonnellini di bambino ha un valore davvero simbolico.La vecchia casa lasciatami dai nonni paterni.La casa dove "il mio corpo fanciulletto giace" in pratica.

Quando si muore si rivede tutta la propria vita.
Non ho mai capito sta frase.L'ho sempre immaginata come un instante,una sequenza di pochi secondi, in cui scorre una sorta di film.Una frase cinematografica e niente di più.Però ora, forse comincio a capirne il senso.
Una lenta maniera di rendersi conto delle cose.Un flusso di coscienza difficile da arrestare.In fondo è proprio ora che ho aperto gli occhi,sentendo il profumo dei fuochi portato dall'aria,che vedo in maniera cruda e totale la mia vita fino ad oggi.Non mi ero ancora reso conto di quanto fortunato io sia stato a vivere i miei anni di fuoco da protagonista.Vivere inimitabile diceva qualcuno.Ma allo stesso modo mi rendo conto amaramente di quanto siano stati buttati gli ultimi anni di anonimato,di vita "normale", di vita civile.
La sensazione deve essere stata la stessa di tutti noi.Trascinati ciecamente dal richiamo del nostro ardere interiore.Mai sopito,mai spento del tutto,soltato in attesa di riprendere vita in maniera definitiva e probabilmente devastante.

La settembrina sagra di paese è la scena ideale per il nostro solenne incontro dopo tanti anni.Stringersi la mano con un sorriso triste e non voler lasciarla più.Tutto è nato da me e lui in fondo.

."Alla fine ci siamo arrivati.Qui si rischia sul serio di rimanere secchi"-


Addentando una salsiccia questa affermazione rende meglio il senso di noi vent'anni fa.Fregarsene di tutto.Anche della morte.Poi ci siamo trasformati.Abbiamo abbandonato.
Quando hanno arrestato lui,ci siamo trasformati in parodie di noi stessi.
Ma non è semplice dimenticare di essere stati criminali per vocazione.
Per quasi otto anni siamo stati una delle bande criminali più importanti d'Italia.Abbiamo fatto tutto quel cazzo che ci pareva.Per noi non c'era legge,al di fuori della nostra.Quando hanno beccato lui,il piu umile e il più silenzioso dei nostri,quello che al tempo sembrava il meno convinto della propria vita criminale,pensavamo fosse questione di giorni.E invece no...
Quasi trent'anni di silenzio.Pagati giorno per giorno.Nella nostro vergognoso mutismo,quando abbiamo deciso di dividerci e di abbandonare la vita criminale.
E' stato qualche settimana fa, la certezza,che le cose stavano per degenerare.

La sua telefonata,dopo anni e anni.Sentire la sua voce mi ha congelato.Il mio migliore amico,compagno di tante cazzate e di tanti momenti grandiosi.
Il male non gli lascia scampo.Qualche mese al massimo.Nessuno di noi è fatto per morire su di un letto d'ospedale.
Rifondare la vecchia banda per una ultima azione è davvero da film,ma è la degna conclusione della nostra vita.
Un ultimo assalto alla prigione dove,in silenzio,da vent'anni si trascina sepellito li l'unico di noi ad aver pagato.
Vivere cosi è stata una vergogna.E ora è tempo di pagare.
Nel peggiore dei casi finiremo in una cella fino alla fine dei nostri giorni.Nel migliore dei casi moriremo trivellati dai colpi dei mitra.
Liberarlo e riuscire a farla franca,beh,questo sarebbe davvero da film.

A volte emerge dal nulla.Quando sei contretto a romperti il culo,quando sei constretto a stare ai comodi di qualche povero idiota,quando sei costretto a vedere ingiustizie.Allora li emerge quel lato di te,che ti cambia gli occhi,che ti cambia la voce.Quella faccia di te che anni fa entrava in una banca congelando chiunque con lo sguardo,e senza esitare essere pronti a sparare.
Eppure essere costretti a soffocarlo.
E tutto questo sapendo che qualcuno sta pagando il tuo passato per te.

La festa notturna di paese.Tavole divorate dai tarli.Griglie brucianti carne.Musica e vino.
Sgranchirsi le ossa.Allungare i muscoli fino a che il cervello si riempia di sangue.
Essere svegli completamente.
Pisciando in riva al fosso,di fronte alla vecchia casa.Proprio come facevamo un tempo.Non usavamo mai il bagno.Sempre fuori.Anche di inverno.
L'odore di merda di vacca che arriva dai campi mi riporta indietro di anni.Quando i pomeriggi di Agosto correvamo in bicicletta tra le strade polverose della mia campagna.
La polvere rossa ci riempiva i vestiti e la nostra pelle scottata dal sole.
Mentre mi svuoto la vescica sale la musica alle mie spalle,dietro la chiesa.
Forse non mi rendo ancora conto che questa è la mia ultima notte serena.
Domani partirò per il mio ultimo viaggio.
Ultimo perche non c'è ritorno.Non c'e modo di tornare.
Una strana festa di paese.Sfrenata.Liberatoria.Direi quasi pagana.
-"Cazzo dovevi tornare tu per una cosa del genere."
I balli e le risate assumono toni infernali ad ogni mi passo.Coppie di vecchi schifosi,ubriachi seminudi e flaccidi,ballano in maniera oscena.
Le pelli grinzose si strusciano e le bocche sdentate si aprono ballando a cerchio lontano dai falò e dalle fisarmoniche.
-"Ma che cazzo succede stanotte.."
La sfrenate furia dionisiaca della carne si manifesta proprio questa notte.L'ultima notte da anonimo cittadino.La fine della vita inutile.
Proprio nel lato piu buio e nascosto del piazzale della festa.Seduto lungo un fosso,lontano dal calore dei fuochi,ridendo,un vecchio completamente nudo con una bottiglia in mano ci da il senso del confine.Del senso liminale.Del passaggio.Questa notte è il rito di passaggio.



Il sole si è alzato ed è ora di andare.
"Ci aspettano tutti li.Ci incontreremo in quel piccolo chiosco sul lago,te lo ricordi"
-"ovvio"
-"e questo te lo ricordi?"

Guardando l'enorme albero al quale era appoggiato,non so spiegare quanto profonda,quanto forte sia la commozione di rivedere il nodoso arbusto dove ci arrampiacavamo da bambini.Come se qualcuno si aggrappasse al mio cuore.
Non potevo dimenticarlo.E' sempre rimasto li dietro l'angolo della mia mente.Ma rivederlo ora è come quando,in sogno vedi una persona amata che sai di non poter rivedere più.
Tutto quello che ho vissuto fino ad ora,non lo rivedrò mai più.
Ecco la fine del film della mia vita.Semplice.

Un viaggio senza rendersi conto.Nel calore dell'aria settembrina che entra dai finestrini.Nel silenzio più assoluto.
Ritrovare tutta la banda.Tutti con il sorriso.Alcuni irriconoscibili,alcuni mai cambiati,alcuni migliorati,alcuni sfatti dalla vita.Rivedere in salute e sorridente il vecchio professore della pistola,che mi viene davanti stringendomi le spalle mi saluta.
-"ciao vecchio soldato"-

sabato 3 aprile 2010

Porn movies




Le luci di scena illumiano le grosse spalle di Danny Raw.
Danny Raw in realtà si chiama Mario.Il nome (del cazzo)gli fu affibiato dal regista delle sue prime scene.
"Mario,certo che sei...come dire.Ruvido con quelle ragazze"
Lui voleva chiamarsi Henri Horne.Non si sa bene perchè.
Sprecare pellicola.Niente fa incazzare di più la produzione di questi tempi
Il problema è che non riesce a venire.
Se ne sta li da 10 minuti a martellarsi il pisello mentre,stiracchiandosi le gambe la signorina rossa e lentigginosa,aspetta annoiata il cumshot che non arriva.Osserva fissando il movimento della mano.
In religioso silenzio tutti aspettano.
Si sente solo il rumore della pelle umida che ritmicamente va su e giu' sul cazzo.
Una volta era perfetto nei tempi.Quando il regista diceva che era il momento,la scena finiva.
Teneva meno stretta la mano,teneva distante pochi millimetri il pollice dalla pelle della cappella.Tutti trucchetti per concentrare l'orgasmo all'ordine suo.
Al momento opportuno bastava andarci pesante un paio di secondi,strofinare la pelle ormai intorpidita,stringere più forte ed esplodere in faccia alla signorina di turno.
Oggi non succede piu.
Forse troppi film.Troppo sesso meccanico.
Viene quando si masturba a casa, solo, riguardandosi in DVD.
Essere stanchi del proprio lavoro è qualcosa che ad un pornoattore non è concesso.
Dopo aver concluso con molta concentrazione e dopo lamentela del regista Danny se ne sta fuori a guadare il cielo di Budapest.
"Cazzo non si può,non si può lavorare in sto modo"
Lamenti che non arrivano sul balcone.Aria fresca profumata di primavera.
"C'e bisogno di gente nuova,basta gente scoppiata"
Danny sputa giù cercando di beccare le macchine.

Mi ritrovo ,dopo una serie di film prodotti ai tempi d'oro, a fare casting e a seguire produzioni in un momento dove il mercato è in crisi nera.
Non c'è più investimento.
E neppure la professionalità.
Ultimamente qui ad est ha visto girare troppa gente uscita da chissa quali bar e raccolta da chissa quali strade.
Ragazzine appena maggorenni dal trucco sfatto e con il crack nella borsetta.
Ieri pomeriggio per questa scena ho dovuto scegliere tra 6 ragazze.
Una che continuava a guardarmi con occhi caldi come se dovessi essere io poi a scoparla sotto le telecamere.
Un altra con un naso da pugile schiacciato in chissà quale rissa.
Poi meglio non pensare ai test medici.
Sconforto.Puzza di degrado che avanza da sotto la porta.
Una di quelle ragazze aveva tutta l'aria di avere il peso del mondo addosso.Non è di questo che il porno ha bisogno.
Si perchè in questo mondo non si entra per i soldi.
Se non entri nel porno con il sorriso, con la voglia di giocare ,con la voglia di scendere in strada e guardare la gente normale dall'alto al basso avendo pietà della loro timida sessualità nascosta e pruriginosa,nel mondo del porno non ci cammini.Non vai avanti.
C'è ancora bisogno di gente che glorifichi se stessa in un acrobatico doggy style.
C'è bisogno di gente che perda l'iniziativa all'improvviso dimenticandosi del tizio con l'asta del microfono dietro alla schiena.
Sogno una immensa gang bang,pulsante di carne ,sulla vetta di una collina ,distesa su di un manto verde,sotto il diluvio,in assenza totale di luce,nascosta dalla coltre nera e accompagnata da tuoni che fanno vibrare la terra.Corpi urlanti e infangati illuminati solo dai lampi.
E invece mi ritrovo su una sedia pieghevole a dover scegliere quale ragazza far scopare da quello che non lo vorrebbe nemmeno più fare.
Pagato per scopare.C'e la fila di gente che prenderebbe il sui posto volentieri.
E lui invece vuole smettere.Bruce Jizz si fa chiamare.
Siede li nudo,mandando SMS alla moglie in attesa che tocchi alla sua scena della doccia.
Mentre riordinano il salotto e qualcuno mette su una pasta in cucina, lui se ne sta li da solo, tentando di capire come funziona il nuovo cellulare stringendo gli occhi dietro agli occhiali.
E' un momento difficile, dice spesso.
La sua pelle non e' piu tirata e lucida come un tempo.Non è più lo stesso corpo scolpito degli inizi.
Lui che aveva debuttato in uno di quei vecchi film in costume.Uno di quei film con gli schizzi a rallentantore.Con gli orgasmi doppiati.
Nel tempo in lui è nato qualcosa di strano.Un segreto difficile da confessare.
Nell'ambiente, da un po di tempo qualche voce si è sentita.
Persone dalle abitudini bizzarre ne ho conoscite parecche in questi anni.
Generalmente tutte persone serene che vivono tranquillamente la loro ossessione per il sesso.
Sesso più o meno perverso,più o meno normale ed accettabile.
C'era un attore Americano con la fissazione per le vecchie.
Gli piacevano le vecchie.Ma non le MILF.Non quelle bombe sessuali pronte a distruggerti.
Vecchie.Semplicemente decrepite.
Beh questa strana mania poteva essere utile al lavoro.Ci sono registi che li cercano come oro nascosto attori come lui.
Ma la segreta ossessione di quello che si sta preparando per infilarsi sotto la doccia con la ragazza dai capelli platino e tette rifatte senza averne la voglia ,è qualcosa di davvero difficile da spiegare.
Qualcosa che non potrà mai interessare nessun regista.
A guardarlo prendere per i capelli la bella e flessuosa ragazza,mentre gli accarezza il corpo bagnato dall'acqua, non si direbbe affatto.
I manichini.
Fa sesso con i manichini.Si,fa ridere.
Da ragazzino, nel magazzino di casa sua c'era un busto.
Senza gambe e senza testa.
Sufficentemente corpo da accopagnare le masturbazioni segrete del futuro pornoattore.
Leggenda narra che un pomeriggio, dopo una scena che non prevedeva l'orgasmo da parte sua, si rilassò in solitudine nel ripostiglio del guardaroba accarezzando i fianchi freddi di un manichino.
Nella sua camera ora c'e uno spendido manichino perfetto nelle proporzioni, color latte,senza sguardo,senza viso.
Liscio e freddo.
Abbracciare quelle curve perfette ,senza vita ,senza calore,senza sudore.
Piano piano e' diventata l'unica sua forma di eccitazione.La carne non lo soddisfa più.Il calore e i fluidi corporei ultimamente addirittura lo ripugnano.
Malsano a dir poco.Questa cosa l'ho sempre immaginata come una specie di necrofilia.
Eccitarsi per qualcosa che ricorda una forma umana,rigida e gelida.
Insomma questo mi tocca vedere oggi.Uomini che si aggrappano alle solide tette di un manichino e donne che piangono la mancaza di un figlio asciugandosi gli occhi con la carta igenica allo specchio del bagno e un quarto d'ora dopo sono li a sorridere maliziose alla telecamera mentre grosse mani frugano nelle loro mutandine.
Degrado.
Vorrei tanto tornare a quando gioendo della nostra libertà ridevamo con le attrici,mentre si asciugavano lo sperma dalla faccia, delle espressioni masturbatorie di quelli che avrebbero visto il film.
Quando ci sentivamo superiori davvero e non ci vergognavamo di nulla, noi che conoscevamo noi stessi tanto da usarci con gioia fino a quel punto.
Il sogno di una infinita orgia, di risate e gemiti continui ,anche all'epoca dominava i miei pensieri.
Un mare di corpi lucidi e aggroviglaiti sotto lo suguardo di un immenso Dioniso dal piede carpino e dalle corna arrotolate sulla testa,urlante la gioia della vita.
E dietro l'orizzonte una citta fredda pallida e tremante di gente terrorizzata da quell'urlo e infinitamente triste, che a quel Dionisiaco amore non parteciperà mai.

venerdì 2 aprile 2010

Senza fare rumore



Pciu.Pciu.
Piu o meno e' il suono del silenziatore.
Uccidere con il silenziatore rende tutto più banale.
Senza il botto sembra di non farlo.Semplicemente quello cammina, parla o ride, o fa quello che stava facendo e dopo il Pciu Pciu non lo fa piu.
Semplice.
Ecco nel mezzo di questa boscaglia un bel botto,uno stormo di uccelli a levarsi dai rami e un sordo eco ad accompagnare la caduta sul tappeto di foglie avrebbe reso molto di piu il senso della parola omicidio.
Non è che lo faccio per piacere.Non che mi disturbi chi lo fa.
Lo faccio perche mi riesce bene.
A pensarci è un lavoro come un altro.Insomma mi pagano per farlo.
Lo faccio perche non mi sconvolge.Non mi da nessuna emozione a dire il vero.
E' esattamente come quando uccidevo le galline da mio nonno.
Forse le prime volte, certo, un po turbato ,ma poi passa.
Impari il meccanismo.Qualsiasi reazione dell'animale e' parte del meccanismo.
Appoggi il manico della scopa sul collo, premi con il piede.Batte le ali per un po', poi piu lentamente, poi un altro colpo, e poi niente altro.
E cosi piano piano diventa anche per l'uomo.
Si e' un po piu complicato di cosi,lo ammetto.
Ma la sostanza e' quella.Un meccanismo.
Pciu Pciu.
Io personalmente armi da taglio mai.Quello si ,mi risulta difficile.
Tutto quel sangue.La lotta fisica.Il gorgoglio della gola tagliata.
Ecco quello un po disturba diciamo la verità.
Ma la pistola e' tutta un altra cosa.
La pistola e' fredda.Non ti fa sentire la carne che perde vita.Mantiene la distanza.

E'un lavoro che lascia molto tempo libero.Non è che si uccida tutti i giorni.
Capita di dover viaggiare.Di dover fingere di essere tante cose che non sei.
Come adesso.
Per il grassone steso con la faccia sulle foglie marroni io ero il giovane architetto conosciuto per caso nella stazione di servizio e con tanta voglia di farsi abbordare.
Non poteva sospettare che un pompino in mezzo al boschetto non era quello che lo aspettava.
Prima di sparare stava parlando di come volesse innamorarsi, ma di come fosse difficile di questi tempi.Era più facile un tempo.Quando l'omosessualità era ancora sotterranea.Quando l'essere costretti a nascondersi ti univa profondamente una volta trovati.
Parlava di amore anche quando si scopava tipi che vedeva per 2 o 3 settimane per poi sparire,non prima di avergli attaccato l'AIDS.
Ecco lui sapeva bene di averlo.Ma non gli interessava.
Non ho capito bene se lo eccitava ancora di più l'idea di passare la malattia attraverso l'ano dilatato e bagnato dei suoi compagni di giochi, oppure semplicemente era molto simile a me.
Un uomo dal cuore in inverno perenne.
A pagare questa volta è stato proprio uno dei suoi amichetti che tanti anni fa si prese il regalo.
Neanche la dignità di ammalarsi aveva.E nemmeno quella di vendicarsi da solo, se mai servisse una vendetta.
Ma il cliente ha sempre ragione.Sopratutto quando paga tutto in anticipo.Cosa molto inusuale,ma certo, non gli resta molto da vivere e i soldi non se li può portare dove stava per andare.
Una fetta va a chi mi copre e il resto diviso in 3 conti diversi.
Oltre che pagare le coperture devo spesso fare lavoretti anche per loro.
I loro lavoretti sono sempre poco simpatici.
Roba pericolosa.O roba delicata.Roba che nemmeno gente come loro vorrebbe fare.
Fare una strage con un M4 , anche se con il silenziatore, fa un casino tremendo.
Gente che urla,gente che scappa, qualcuno magari tenta di reagire.Ma alla fine resta solo il silenzio stanze vuote e vite finite.Il tutto è molto rischiso.Troppa esposizione.
Oppure fare esplodere un vagone di un treno non è cosa che si fa rischiando di essere beccati.E qui entro io.

Il profumo dell'olio,mentre pulisci la Beretta ti fa capire che hai di fronte un periodo di lunga pace e solitudine.
Prendere l'aereo,e tornare alla mia campagna,al mio orto,alle mie bestie e' l'unico desiderio dopo aver fatto il lavoro.

Una sola volta ho sognato una mia vittima.
Non ricordo nemmeno perchè qualcuno lo voleva stecchito.Ricordo solo che prima di morire mi disse "tanto qualcuno lo farà con te.Ricordalo bene".
E' stato l'unico a rendersi conto di chi ero.Di cosa ero.
Mi venne in sogno sorridendomi con denti bianchissimi.Enormi.
E con gli occhi terribilmente spalancati rideva.
Ricordo i brividi lungo la schiena quando mi trovai nel letto sveglio a guardare le ultime immagini del sogno svanire sul soffitto.


Sento arrivare la macchina,vedo la terra alzarsi in fondo alla strada.
Significa che vengono a chiamarmi per altri viaggi,per altri lavori.
Significa che potrei lasciare la mia campagna anche per sempre.Potrei morire.
La polizia potrebbe creare casini se mi arrestassero a la protezione dovrebbe impiegare del tempo a tirarmi fuori.
Io ho bisogno della mia campagna.Lontanto da tutto.
Quando cammino per le strade mai zitte di quelle enormi città non penso altro che alla mia campagna.
Le risate della gente in strada.I clacson.Le luci delle insegne.Sacchi di immondizia.Taxi.Gli sputi per terra.La puzza di fritto.Un cadavere ancora caldo.
Quando vedo quei vecchi dormire stesi su cartoni e quelle puttane dal culo flaccido ridere tra loro di un cliente, mi fa pensare che forse dovrei mollare tutto e ritirarmi alla mia vita di campagna completamente.
Contadino a tempo pieno.Questo io mi sento.
Non credo sia cosi facile.Non so se me lo permetteranno.
Una volta iniziata una certa vita non puoi dire "grazie arrivederci" e chiudere la porta.
Non e' cosi semplice.
Quando inizi ad uccidere,non ti fermi.
E'semplice.Un meccanismo.
Allora temo che quando nel mio cuore arriverà la primavera.Quando un po di luce si fara anche dentro di me, credo che la soluzione sara sedermi sotto l'albero in giardino ad ascoltare il ronzio morbido degli insetti e il calore del sole sulla pelle.
Avvitare il silenziatore alla Beretta, infilarmela in bocca, e finalmente farla finita con un sordo
flop




Nel frattempo.io sparo.
Silenziosamente.

domenica 28 marzo 2010

Piccola storia patetica


Quella chiazza di sangue,che silenziosa se ne sta li ferma sulla neve,ha un nome.
Si chiama vendetta.
Non c'e nulla di sbagliato.
Spesso vendetta e' un termine che si tende a guardare con sospetto.Anzi,si guarda davvero male.E' sinonimo di debolezza,di errore,di rabbia senza controllo.Ma invece no.
La vendetta e' pura.Come la matematica.Come uno più uno.
Pulito e limpido.
Non c'e nulla di sporco nella vendetta.
Sopratutto quando viene congelata nella mente.Quando anche immersa nel ghiaccio mantiene un caldo cuore che brucia.
Quella e' vera vendetta.
Quella merita di liberarsi.In tutta la sua forza.
Certo la vendetta non fa tornare indietro il tempo.Forse non serve a molto.Ma di sicuro e' necessaria per la pulizia.Per far ritornare tutto alla purezza.
In fondo nemmeno uno più uno uguale due è in sè utile,ma di sicuro ha una purezza che può rivelarsi fondamentale.
Pura e pulita come quel sangue rosso disteso su di un soffice manto bianco.
La piazza del paese vuota.Solo neve.
Un corpo steso.Un corpo provato dalla vita
Una enorme,luminosa chiazza rossa.


Il Lupo vaga da molti giorni per il paesino.Aveva giurato di non tornarci piu.
Il paesino dove è nato.Dove è cresciuto.Dove per la prima volta e' stato preso.Dove ha sepellito sua madre.E ora,poco lontano dalla madre,riposa la donna amava.
Anzi,la donna che ama.
A portarla li dentro.In quella cassa di legno sotto metri di terra e vermi è stato l'uomo, che ora se ne sta steso sulla neve alle sue spelle mentre si allontana.
Uno dei suoi piu grandi amici.
E' stato assieme a lui la prima volta che passarono dei guai con i Carabinieri.
Avevano sedici anni.
Il tempo è passato.Ma in quel paesino aggrappato disperatamente alla collina le strade sono rimaste strette e buie come un tempo.
E' lui ad essere cambiato.
Gli ultimi anni passati in galera sono stati i più duri.Sono quelli in cui ha cominciato a coltivare l'odio come fosse una pianta rara.
Quando si trovò davanti parecchi anni da passare in gabbia,sapeva di poter contare su di lui.Stare accanto alla sua donna.Difenderla per lui.
Era una sicurezza.
Quello che non pensava era di essere cosi idiota da credere che la sua amicizia avrebbe resistito.A credere che la lealta' fosse un valore.A credere che quell'uomo con cui aveva condiviso tante stronzate e tanta vita si riducesse ad essere un subumano.
Mentre lui marciva in quella piccola cella puzzolente il suo amico fuori si perdeva nell'eroina.
Quello che non doveva succedere però, e che tutto questo prendesse anche lei.
Una notte fece un grande errore.Il vero grande errore di una vita.
Una sera tornando da una notte in giro chissà dove la loro macchina sbandò.
Lei mori',lui no.

E questo non poteva essere perdonato finche' il Lupo avesse vita.
Da allora,chiuso in quella specie di buco,non aspettava altro che uscire per finire quello che l'eronia non ha fatto fino ad oggi.
Uccidere.
Di notte a volte si svegliava con le mani brucianti.Con la voglia di devastarle addosso al suo viso,finche non ci fosse nulla di riconoscibile.
I primi giorni,dopo che il dolore si era gia trasformato in odio,la sua cella veniva regolarmente distrutta dalla sua rabbia.
E ora che erano passati anni,era li.Nella piazza del suo vecchio paesello,a cercare di rimettere a posto gli equilibri della sua vita.
Poco importa se questo lo avrebbe rimandato di nuovo in galera.Non gli importava piu nulla ormai.Di certo ormai il futuro non aveva nessun senso per lui.
Tutta la sua vita era racchiusa nel passato.La sua infanzia felice.La sua adolescenza selvaggia.La lealta' di una amicizia.Un amore.Tradimento estremo.
Fine.
Li il senso di una vita si era arrotolato in sè stesso.Nessuna via di fuga.
Ora l'unica cosa da fare era rimettere ordine.

Roba da non credere a quanto poco il tempo possa fare contro certi ricordi.
Mentre stretto nelle spalle camminava lungo le strade buie notava quando quei mattoni rossi delle piccole case fossero rimasti immobili negli anni.Quando quelle strade avessero mantenuto gli stessi profumi.
Gli sembrava di essere ancora lo stesso ragazzino che durante le sere di inverno se ne rimaneva in giro anche da solo, a pensare al proprio futuro lontano da quelle quattro rocce.
Curioso vedere come il suo futuro l'ha riportato proprio qui.


Il Lupo sapeva gia dove l'avrebbe trovato.
Se ne stava li da ore a bere birra,nell'angolo del vecchio bar del paese.
Prima o poi lui sarebbe venuto qui.Non c'e altro posto dove andare.Non c'e posto in cui potesse scappare.

Il Lupo aspettava pensando a come si era innamorato di lei.
A come l'aveva persa.Pensava sopratutto alle sue lettere in carcere.
La cosa piu preziosa che gli fosse rimasta.

Quando lui entrò,con la sua banda di ragazzini pallidi e dallo sguardo incazzato,il tempo si arrotolò in se stesso ,fermandosi un pò nell'aria pesante del bar.
Il tempo ricominciò la sua corsa solo quando gli occhi del Lupo e del suo nemico si incontrarono.
Gli occhi di lui guardarono gli occhi del Lupo come si guarda un amico che torna dopo anni e anni da una lunga guerra.
Ma durò poco.
Perchè lo stava aspettando.Lo aspettava dalla notte dell'incidente.

Si sorridono.
"Non sei cambiato proprio per il cazzo"
Il Lupo invece si sente fin troppo cambiato.
"Dici?Tu ti sei ripulito?"
"Ne sono fuori.Da un po.Un annetto, poco più.A volte mi sveglio ancora di notte, a volte ci penso...ma poi passa.Sono pulito"
Da non credere come l'odio covato a lungo si trasformi in qualcosa di impalpabile.Incolore.Inodore.
Come qualcosa che diventa parte di te, anche se fa male.
Si parlano.Senza togliersi gli occhi di dosso.Nemmeno un secondo.
Non c'è nemmeno tensione.Entrambi sanno che è in corso semplicemente lo svoglersi degli eventi.Quello che deve succedere per forza di cose.
Lo sanno anche quando parlano di dove siano finiti tutti gli altri.
Chi si è sposato.Chi è ancora dentro.Chi non si sa bene dove sia.
E' tutto assolutamente gelido e freddo.
Talmente freddo che la neve ha cominciato a scendere.
"Senti, tu sai perche sono qui"
"Ma certo che lo so.Lo aspetto da tanto"

Incamminandosi lentamente e soli sotto la neve,con lo sguardo terrorizzato di chi li seguiva dalle finestre del bar, il Lupo cominciava ad avere una sensazione strana.
Come se tutto questo avesse in fondo qualcosa di sbagliato.
Una specie di nausea.
Una una nausea crescente per il fatto che non c'è reazione per quello che sta succedendo.
Sa cammina sorridendo sotto la neve verso la piazza deserta, verso la sentezza da eseguire con totale serenità.Come se fosse semplicemente normale.
E in tutto questo c'è qualcosa di sbagliato.
Il Lupo si sente dire di come se lo meriti, di come non se lo sia meritato la sua donna, di come dovrebbe essere morto lui tra quelle lamiere e che il fatto che ora sia pulito non giustifica nulla.
Il Lupo sente perfettamente che non è un modo di fuggire.Lo sguardo è quello di chi è morto da tempo.
"Avanti,fallo se devi farlo"
La sua pelle bagnata dalla neve aspetta solo la fine di questa storia.
In un lampo, all'improvviso lo scatto di una lama e un colpo secco.

Ora è li, steso sulla neve, con lo sguardo perso,e un profondo taglio al petto.
Un taglio come tanti altri ne ha ricevuti.
Niente di nuovo.
E' ancora vivo,ma come morto.
Mentre si allontana con gli occhi lucidi,il Lupo non si volta nemmeno un attimo.
Tornato per uccidere, pensando di trovare il verme strisciante oggetto del suo odio, pensando di non avere piu una vita, trova un uomo rinsecchito, avvilito, disperato come lui, come questo paesino, coma la loro giovinezza, e solo li si è accorto che forse uno straccio di futuro può ancora esserci.
Chi vivrà vedrà, e lo vedranno tutti e due.

venerdì 26 marzo 2010

Fuori i secondi


Mi sono sempre chiesto se avesse un senso preciso il fatto che il sapore del sangue fosse quello del ferro.
Ricordo da bambino mente mi colava dal naso,quando cadevo di faccia dalla bicicletta,quando ci prendevamo a schiaffi , il mio sangue aveva il profumo degli attrezzi di ferro di mio nonno.
Aveva il sapore della forchetta quando la succhiavo in attesa del piatto di pasta.
Questo mi distraeva,mi sollevava,mi faceva dimenticare la botta appena presa e per qualche motivo misterioso,mi faceva sentire bene.
Anche ora che sono all'angolo a farmi bestemmiare addosso dal coach, a farmi lavare la faccia sento il profumo del ferro galleggiare nella bocca.
Il pubblico oggi è meno partecipe del solito.Non ho ancora sentito il classimo "dagliele" venire dalle mie spalle.
C'e quel continuo intenso brusio da palestra.Un costante rimbombo di voci e risate.Un eco continuo e distratto.

Alla ripresa lo stendo.
L'ho stancato per tutto il tempo.Ho incassato anche troppo.
Cazzo ha un pungo di ferro.Ma non ha speranza.Lo tengo in pugno.Questione di resistenza.
Le ultime sassate l'hanno stordito di brutto.La prima volta che si fa trovare scoperto e' mio.
Certo per un pugile in Italia non c'e mai grande speraza di guadagnare,ma la mia carriera me la sono fatta bene.Ancora un paio di incontri e mollo.Incontri ben pagati.Poi mi dedichero' al negozio di articoli sportivi.
Magari faro l'allenatore.Di sicuro e' arrivato il momento di finire.
Il mio collo ha gia un sacco di problemi.Un distacco della retina gia curato.
Non vorrei mai finire come quel ragazzo che si allenava con me anni fa.
Punch drunk la chiamano.Sembra costantemente ubriaco poveraccio.Troppi pugni ti rendono un imbecille a lungo andare.
Si sono un pugile e fa parte del grande gioco,ma fanculo.
E' una buona cosa percepire i propri limiti.Sbaglio?
Ma intanto devo pensare al mio nemico li spiaccicato nell'angolo.
Un nemico che si muove bene, con un buon sinistro, ma senza speranza.Non c'è l'esperienza.Non c'e resistenza.
Lo staranno pompando ora.E infatti eccolo li il coach,tutto piegato su di lui.
Sembra che lo stia baciando.
Invece credo addirittura che lo stia schiaffeggiando.
I pugni devono averlo addormentato,stordito.
Il mio diretto rimane uno dei piu forti che puoi trovare in giro,ammettiamolo.
Vedo che strizzano un bel taglio allo zigomo sul bel visetto del mio nemico.Bene.
Dato che sono qui a sputare saliva rossa nel secchio se lo merita tutto.
Parte del gioco.

Qua si ritarda a ripartire.
La gente sta fischiando.Vuole vederci scannare.
Lo speaker sta dicendo qualcosa ma io non lo ascolto.
Vedo lo sguardo perso del mio nemico.Troppo perso.Troppo spento.
Troppo forte il mio diretto.
Sono una molla elastica con i denti insanguinati.
Pronto a finire sto cazzo di match.
E' la ripresa.Saltello verso il centro ma il mio nemico non si muove.
Mi guarda a due passi dal suo angolo.Mi guarda con uno sguardo da bambino.
Un bambino con il viso sfregiato e con le spalle tatuate.
La gente non parla piu.
C'e un silenzio in che in questi ambienti non senti mai per fortuna,perche è davvero un brutto segno.
I due angoli non fiatano.Si guardano.Ci passano attraverso e si guardano.
Svegliati, muoviti, saltami addosso.Sono il tuo nemico.
Ma è immobile con le braccia distese sui fianchi.
E il silenzio continua per lunghissimi frammenti di secondo.Finche non sento lo stridere di scarpe da ginnastica fare eco nella palestra e li qualcosa si sblocca.
Il mio nemico,con il viso spento sta precipitando di faccia.Cade dritto come un palo.Rimbombando sotto le mie scarpe.
Mi allontanano di peso,mentre mezzo mondo sale sul ring.lo girano ,gli aprono gli occhi,gli puntano una pila, gli massaggiano il petto.lo legano al lettino dei paramedici.Lo portano via.Nel casino piu totale.
Che fine di merda per la mia carriera,che fine di merda per la sua.
Sperando che solo sia la sua carriera a finire...
Il negozio di articoli sportivi.
Vedo mia moglie che mi guarda con le mani sulla bocca li ferma davanti alla sua sedia, mentre tutti non sanno stare fermi e si aggrappano al ring.
Chissa se il mio nemico ha una moglie, una famiglia.
La mente corre ad Ernie Schaaf,
Io di certo non sono Carnera però.
E la cosa brutta è che ora non sto provando niente.
Articoli sportivi.
La mia famiglia.
Gli occhi di mia moglie.


Parte del gioco.
credo.

giovedì 25 marzo 2010

Un continuo pulsare


Nel medioevo piu buio,mentre la peste devastava i villaggi e falcidiava l'Europa,molti fuggivano dai borghi per darsi a sfrenate danze,lontani dai luoghi della vita di tutti i giorni,ormai teatro di morte.
Danze di giorni interi,ad esorcizzare il male,oppure ad aspettarlo...
Beh oggi non ci sarà quella peste,forse ci sono mille pesti,forse nemmeno una,ma di sicuro ancora oggi noi scappiamo,e danziamo per giorni.Balliamo fino allo stremo per non pensare alla paura.
La paura del vuoto.

In questo capannone abbandonato sono per lo meno tre giorni che continua il martellamento.
Frenchcore continua, ininterrotta da troppo.Spero in una virata Goa per la notte che si prepara.
Non chiudo gli occhi da non so quanto tempo.Le voci mi arrivano lontane.Confuse dal fragore metallico delle battute che si schiantano sul fondo dello stabile.
Qualcuno fortunatamente sta pensando di cucinare qualcosa.
Mentre cerco di distinguere il profumo la scena di una ragazza che fa una pera intramuscolo sul culo di un tizio messo a pecora mi riporta bruscamente alla realtà.

Dopo ore,giorni di profondo pulsare il senso del tempo muta drasticamente.Tutto e' molto dilatato.Passano due ore e sembrano dieci minuti.
Il sole è calato da un pò ma l'umidità , dopo questi giorni di fuoco,non si sente più.Pochi superstiti continano con la danza ipnotica con la testa infilata nel sound system.
La maggior parte della gente stesa appoggiata alle colonne bagnate del capannone.
Scalciando le lattine vuote e scatole,spostandosi verso il fondo dello stabile,le onde sonore alle spalle ha qualcosa di mistico.
Vibrano le pareti,galleggiano luci azzurre.
Non vedo la faccia affondata nel buio del cappuccio del ragazzo che mi sta passando la chetamina.
Una felpa sporca e dal buio al suo interno mi guarda.
Non so descrivere i brividi di terrore.
Per favore allontana questo orrore artificiale.Allontana da me questo ombra incapucciata.La paranoia si e' impossessata di me.
Respiro.Cerco di riprendere il controllo.Ormai sono abiutato.Lo so fare.
Piano piano riprendo il controllo.
Vorrei solo dormire.Le gambe mi sembrano di gomma da molte ore ormai.
Il terreno sporco e' come un materasso.Sembra di affondare.Una palude.
Cemento mobile.
Che la chetamina affondi la mia testa all'interno del mio corpo.
Che spenga il mio cervello.
Una volta si ballava per giorni per esorcizzare la morte,la paura.L'eterno pulsare del Goa mi spinge verso il niente.Finalmente.

Quando apro gli occhi mi accorgo del silenzio piu nero.
Per quanto ne so potrei aver dormito giorni.
Non sono solo.Ragommitolati addosso alle pareti decine di persone dormono abbracciate ai loro cani.Le vedo illuminate da una pallida luce che entra dall'esterno.Ma e' una luce morbida.Una luce silenziosa.
Ora che il cervello comincia a svegliarsi,giovane e fresco come appena nato,mi rendo conto che questo silenzio,non e' affatto normale.
Trascinandomi all'esterno dovrei almeno vedere il centro della citta,illuminato all'orizzonte.Ma non c'e nulla.C'e un manto nero al posto della pianura.
Black out.Buio a perdita d'occhio.Solo la luna ad ammorbidire il nero pesto.
Sembra che questa festa primitiva abbia riavvolto il nastro del tempo.
Non c'e traccia di progresso.
Che non ci sia traccia di progresso me ne accorgo quanto guardo il cellulare.Una macchinetta di plastica e circuiti,vuota,una schermo che non da segno di funzione.
Leggermente illumianto,ma vuoto.Sembra che non esista piu la telefonia.
Dietro la collina si prepara un temporale.
I tuoni per la prima volta da quando ero bambino,fanno paura.Siamo tornati preda di terrori ancestrali,nell'arco di un rave di 5 giorni.
Eppure non e' la paranoia,non e' l'acido,sono io ad avere paura.Una paura lucida.
Qualcosa e' successo.Qualcosa di strano.


Una volta raggiunta la città pare che non siamo gli unici ad aver percepito qualcosa.
Le strade buie sono popolate di persone che parlano,che si agitano,che si interrogano.
Il black out sembra essere arrivato nel momento sbagliato.
Il freddo non accenna ad andarsene in questi giorni.Qualcuno ha acceso un fuoco dentro un bidone all'angolo della strada.I riscaldamenti non partono in casa evidentemente.
Racchiuso nel mio grosso cappuccio non oso ancora parlare con nessuno.La gente si guarda con un certo sospetto mi sto accorgendo.L'aspetto nostro non è di aiuto credo.
Tutto e' spento.
Spento completamente.
NOn c'e un computer ,un telefono, una luce che funzioni.
Nulla di nulla.



Sono passati quattro giorni,e da un paio non c'e una notizia da parte di nessuno.
Molta violenza si e' scatenata delle stradine piu nascoste.
Le vetrate dei supermercati sono quasi tutte sfondate.
E nessuno sta capendo niente.
Vorremmo tutti sapere cosa succederà tra qualche giorno quando non ci sarà più nessuna provvista da prendere.Quel poco che l'esercito ha portato in centro sarà presto finito.
Gruppi di persone autonomamente si stanno organizzando,armate.dove l'esercito non e' arrivato oppure sta sbandando.
Inutile dire che la legge non esiste più.
Non c'e modo di comunicare pare.Presto le forze dell'ordine cominceranno a perdere la testa come tutti noi.
O almeno quelli che non l'hanno gia persa.
Pure gli sbirri si portano via roba dai negozi.
Ho visto poliziotti menarsi tra loro di fronte ad un negozio di alimentari Pakistano.
Non oso pensare gli ospedali.Non oso pensare alle carceri.
Forse sarebbe il caso di armarci.


Ci siamo ritrovati sopra il piu alto palazzo.A guardare le stelle del cielo Friulano.
Stavamo pensando che non c'e niente fa fare.
Il mondo pare arrivato alla fine.
Qualcuno si ricorda dell'idea che dal sole sarebbe successo un casino in questi anni.
Le esplosioni solari o qualcosa del genere.Avrebbero fottuto ogni forma di progresso.
Le centrali elettriche etc...
C'e da rubare piu benzina possibile.Cercare di raggiungere la campagna piu isolata.La Toscana.
Il ragazzo con la cresta che si e' unito a noi tira fuori il problema del cibo.
Lui dice di saper coltivare.Si raggiungere le colline toscane.Armati.
Insediarci da qualche parte.
C'e la comunità degli Elfi ricorda qualcuno.
Raggiungiamoli dico io.Armati penso.
Tutti questi ragionamenti sono interrotti da raffiche di mitra ai piedi del palazzo.Urla, e poi basta.
Sono giorni violenti.Quanto era fragile il nostro mondo.
Chissa cosa succede nelle grandi città.Nel resto del pianeta.
Immaginiamo l'Africa piu nascosta,che non si e' accorta di niente.Non si e' mai accorta di niente,fortuna loro.
Immagino come sia nella foresta piovosa,il ritmo lontano e continuo di rituali lontani.Un continuo gocciolare,la luce che filtra dagli alberi, gli insetti.

L'altra notte abbiamo difeso una ragazza da un gruppo di cani bastardi ubriachi.
Non sentivo piu le braccia da quanto ho sbattuto la spranga di ferro sulla faccia di quel poveraccio.Ma non me ne fregava niente.Non fregava niente a nessuno.Nessuno parlava.Nessuno muoveva un dito.Nemmeno più lui.
Non vedevo il suo sangue.Troppo buio.

Pensavo a questo, quando una esplosione di luce ha illuminato a giorno il cielo.
Ritirata in una immensa palla all'orizzonte,l'eco del botto ha fatto vibrare ogni cosa.
Lontana la luce diventava rossa e piccola.Un brontolio continuo rimaneva....


E' passato quasi un anno da quando il mondo si è spento.
Il caos ha regnato per un mese quasi, prima che il Giappone con le sue centrali elettriche tenute spente proprio in previsione di una cosa del genere,rimettesse piano piano in moto le cose.Un mese che ha fatto fare un balzo indietro a tutta la civiltà.

Alcuni satelliti sono precipitati sulla terra.Alcuni centrando in pieno grosse città.
Londra non esiste quasi più.
Una città fantasma resa radioattiva nell'impatto.
Alcuni in Italia.Alcuni in Africa.Molti nell'oceano.Molti abbattuti poi quando la NATO ha ripreso a funzionare.
Sara difficile capire quanti morti.
Sarà difficile capire come l'occidente si rimetterà in piedi.Se si rimetterà mai in piedi.
Noi per ora,continuiamo a coltivare la nostra terra.Ad allevare le nostre bestie.Ad oliare i nostri fucili.
A difenderci.A rimanere isolati.
Nessuno ci cerca e nessuno ci vuole.
Paura del vuoto non ne abbiamo più.

giovedì 11 febbraio 2010

MORFINA



La prima cosa che sento appena apro gli occhi è "morfina".
La seconda è "riduzione anale".
La prima mi piace,la seconda meno anche se non capisco che significhi esattamente e se riguarda me.
Non ho la forza ancora per cercare di vedere l'entita del lavoro che e stato fatto ,anche perche in realta' non ho bene idea di cosa mi aspetta.
Non so perche ma una delle prime cose che mi saltano in mente sono quei film porno ospedalieri dove ogni paziente ha la forza di darsi da fare con le infermiere.
Dovrei farmi lasciare un po di preanestesia prima di farmi dimettere.
Bella esperienza.
L'anestesista,mentre la stanza mi ruotava lentamente attorno e il cervello si faceva piu morbido ha voluto mettere su i Pink Floyd in sala operatoria,giusto per farmi provare l'effetto.
Una bella espresienza anche se fusa con il dolore che provavo in quei momenti.

Prima di precipitare in un sonno senza sogni ricordo solo alcuni flash di quello che mi aveva portato li.
Alcuni flash dei tavoli che volavano,di bottiglie rotte in testa,pugni in faccia.
Ricordavo io che fracassavo la fronte di quello sconosciuto che aveva schiaffeggiato la sua tipa,prima che scoppiasse il casino.
Chissa che fine ha fatto lui.
Prima che qualcuno mi accoltellasse alle spalle,la sua faccia sporca era scura di sangue,come il bancone al quale stava aggrappato.
Forse e' stata proprio lei ad accoltellarmi.
Quella ragazza lentigginosa e dai lunghi capelli rossicci.
Quella ragazza sconosciuta che avevo voluto difendere,nel bel mezzo di quel macello.
Un locale distrutto.
Forse trovero' la polizia a piantonare il reparto.


E' mezzanotte piu o meno e fuori c'e una tiepida serada primaverile,ma dal mio posto letto sembra una di quelle sere invernali che sembrano fatte apposta per farsi coccolare da un avvolgente calore amniotico.
Sembra tutto perfetto.
Poco importa se sei stato aperto e tagliuzzato all'interno per quattro ore.
Nessun fastidio mi danno i tre tubi che liberi si piantano nella pancia per drenarmi le schifezze che galleggiano tra fegato e budella.
Quasi non mi accorgo del tubo che dal naso mi arriva allo stomaco.Non e' un mio pensiero per ora.
Nemmeno quella cannetta di gomma nel cazzo mi da fastidio.
Poco importa se nei giorni a seguire ogni spostamento del sacchetto del piscio mi tirera la prostata e tutto il resto.
Poco importa anche se sedermi a letto sembrera la scalata di un everest.
Ora quello che importa e' il residuo del potente oppiaceo che mi rende cosi sereno da non voler mai che finisca la notte.
Quel sacchetto bianco di antalgica rende il mio corpo qualcosa di inutile.
Non importa se nei giorni a seguire ogni suono lontano dai corridoi mi si formera in immagini assurde nel cervello,e se allucinazioni di insegne colorate,figure al neon e voci inesistenti tormenteranno i miei riposi.
Quello che conta ora e' un sonno perfetto.Tornare bambini e sereni e dormire una notte lunga e dolce,quasi sorridendo sotto la maschera dell'ossigeno.

sabato 6 febbraio 2010

TEORIE INCOMPLETE



Siamo sparati nel buio e quando ci scontriamo succede e basta.
Non c'e nulla da fare.L'incontro non e' mai morbido,e fa uscire cio' che di elementare c'e in noi poveri illusi , che pensiamo di essere l'unita di misura della nostra stessa vita.
Un amico,un sguardo,un cane randagio,una donna,un uomo.
Chiunque puo frantumare la nostra sfera ideale.
La nostra forma perfetta,la nostra ragione d'essere che si basa su noi stessi.
Chiunque puo far uscire da noi quello che nessuno si aspetta.
Non si trova mai la soluzione del nostro rapportarci agli altri.
Ceniamo in ristoranti,corriamo per le strade,litighiamo,lavoriamo
dormiamo in compagnia,abbiamo orgasmi simultanei,ridiamo,ci facciamo domande,distruggiamo speranze ma alla fine siamo sempre tutti parte di una teoria incompleta.
Una teoria dove manca sempre qualcosa,un fondamentale elemento per spiegare il concatenamento di tutto.
Una rompicapo che nessun esperimento sembra risolvere.

Proprio a questo pensavo quando camminando lungo la banchina,facendomi bombardare le orecche dall'IPod,osservavo la massa di gente cozzare mentre scendeva velocemente dal treno.
Non so bene perche non me ne fossi rimasto a casa quella mattina.
La stessa notte la mia vita era cambiata.
Sconvolta direi.Tutto quello in cui ero convinto fosse il mio futuro,all'improvviso,non esisteva più.
Ero solo e senza futuro.Tutto in poche ore.
La cosa sorprendente è che dentro di me non era cambiato nulla.
Pallido nel viso.Pallido nella mente.
I miei occhi senza riposo,dietro i Ray-Ban,guardavano i visi della gente e cercavano di capire cosa si nascondesse in loro che in me non c'era.
Ero una specie di spugna che non aveva assorbito bene.Secco dentro.
E camminando guardavo quel film,distante anni luce.
A proposito di luce.
Strano quando non dormi da giorni,come perda colore ogni cosa.
Tutta sembra diventare bianco e nero.Sopratutto bianco...

Quel giorno avevo un esame.Ma non andai.
Me ne gironzolai in città ,a guardare le vetrine,osservare la gente,pensare a come avevo finito quella storia.
Pochi tempo fa pensavo pensavo ad un appartamento da affittare,e magari un figlio da mettere in cantiere.
Difficile da risolvere il mio problema.
Come entrare nella vita normale,quella cosa che si svolgeva ad un passo più in là.
Quella cosa a cui sembravo appartenere e invece non era cosi.


Oggi vivo in un film muto.
Senza parole.Senza comunicazione.Senza vibrazioni che non siano quelle delle cuffie a cono infilate nelle orecchie.
Tutto sembra calato in un infinito pomeriggio di inverno.
Continuo a guardare alla gente come qualcosa di lontano.
A volte mi sembra di cogliere uno sguardo che muove ricordi,sensazioni,calore.
Ma sono sensazioni che si perdono subito in un mare calmo,dentro la mia mente.
Una mente diventata spietata.
Assassina.
Sola.

Siamo qui,come all'interno di un immenso acceleratore molecolare,sepellito sotto la terra di una civilta' ormai dimenticata
che vortichiamo in attesa della prossima collisione,e in attesa di risolvere questa incompleta teoria.

lunedì 18 gennaio 2010

Creatura



Era sicuramente Gennaio.
Chiamavano neve per la notte.Ricordo benissimo,erano mesi che mi sembrava di non incontrare nessuno per la strada.Le persone con cui avevo a che fare per lavoro,mi apparivano appannati,lontani,come se fossero racchiusi in una bolla.Erano come automi.Proiezioni.Rispondevo,sorridevo,se era il caso ma per lo piu facevo il mio lavoro in silenzio.
Si,era come se vivessi in silenzio da mesi ormai.
Vedevo solo strade buie e vuote.La mattina prendevo la strada quando il sole era ancora nascosto.L'asfalto freddo lo percorrevo senza attenzione e quando scendevo guardando le prime luci all'orizzonte della strada,vedevo solo marciapiedi deserti,come se lo fossero sempre stati.Neri,proprio quando la strada comincia ad illumianarsi.
Dopo una giornata assieme agli ologrammi e agli automi miei colleghi,si esce accolti sempre dal solito buio.
L'oscurita' della sera e' piu calda,piu umida e vischiosa.Piu fastidiosa forse.
La strada per uscire dalla citta' e' una lotta contro macchine urlanti,che a me sembrano vivere di vita propria.Un vagabondare continuo senza meta e senza personalita'.Tutto una proiezione.

Beh ricordo che era Gennaio e scelsi di fare la lunga strada alberata che porta fuori citta',verso casa mia.Un rettilineo non illumianato.Lunghissimo e sempre deserto.Silenzioso,tanto farmi venire voglia di farmelo a piedi.
Da entrami i lati una distesa di campi e poche luci in fondo all'orizzonte.
Qualcuno mi ha detto che hanno girato un sacco di scene di film su questa strada.
Momenti in cui guidare diventa molto rilassante.Coccolato dalla musica e dal calore del riscaldamento tornavo a casa,senza nessuna fretta.
Attratto dal buio,dal silenzio che fuori dalla mia macchina regnava,e dalla voglia di pisciare,accostavo.
E' stato proprio li,mentre mi godevo quel lontanto,indistinto luccicare lungo l'orizzonte nero che mi sono accorto che da dietro l'albero su cui stavo pisciando sbucava la testolina di quello che mi sembrava un gattino.
Una specie di strano gattino,ma dagli occhi davvero grandi.
Ritrassi come quando mordi un limone,appena vidi che non era un gattino.Ma che cos'era poi...
Una specie di grosso topo?Una cosa davvero strana.Un animaletto dal viso dolce di cucciolo,due occhi enormi e tristi.Un corpicino sorprendentemente piccolo rispetto alla testa.Una specie di piccola scimmietta.Lenta e impacciata come un piccolo bradipo spaventato.Con un pancino gonfio.
Il ribrezzo del trovarmi qualcosa di cosi bizzarro si spense appena quelle grosse biglie tristi mi guardarono dritto in faccia.
Due occhi cosi dolci non li avevo mai sognati.Nemmeno nei miei più solitari pensieri.
Occhi grandi e scuri,mentre con le piccole zampine si portava una foglia alla piccola bocca.
Cosa potevo fare ora.Mi trovavo di fronte ad una creatura che mai avevo visto.Razionalmente potevo pensare a qualcosa di scappato da uno zoo.
Da una casa di un tipo strano di quelli che si mette animali esotici in casa.
Un lemure poteva essere.Mi pareva assomigliasse a un lemure.
In ogni caso quella cosetta dall'infinita dolcezza risputava la foglia.Non la mangiava,e aveva tutta l'aria di avere bisogno di nutrirsi.
In quell'inverno solitario e freddo inutile avevo bisogno di prendermi cura di qualcuno o qualcosa.
L'innocenza immensa e spaventata di quella esile figura che mi si avvicinava gemendo triste come un cagnolino abbandonato mi prese al cervello subito.Lo presi in braccio con cautela e lo misi nel sedile passeggiero.E cosi rimase,silenzioso a guardarmi guidare,senza trasparire spavento.
Lo sguardo di gratitudine di quell'esserino riempiva immediatamente la mia mente e il freddo di quella sera.
Osservando bene la creatura alla luce ora era piu chiara la sua forma di piccolo peluche.Sicuramente una specie di lemure.Avrei dovuto portarlo dal veterinario assolutamente.
Strana cratura davvero.Piccola che stava nella mia mano.Camminava aiutandosi con le zampine anteriori.Ti guardava con uno sguardo spaventato e dolce.Tenero da morire.
Una gioia immensa si impadroniva di me nel guardarlo.
Mi ero gia affezionato.Forse non era una buona idea..
Ora si doveva capire come nutrirlo.Provato tutto.Nemmeno il latte.Qualsiasi cosa ho provato.Temevo fosse malato e morente,anche se si ostinava a curiosare fuori dalla cesta in cui l'avevo sistemato.Lo sguardo di quell'essere mi faceva sprofondare in una sensazione nuova.Una dolcezza mai provata prima.
Mi sentivo piu protetto di quando da bambino stavo tra le braccia di mia madre,la sera,guardando la tv.
Piu perso di quando accarezzavo i capelli della mia ex moglie.
Non era assolutamente naturale.Sara stata la solitudine fredda di quell'inverno che si preannunciava lungo.Sara stata forse una forte depressione che bussava alla mia testa e di cui mi disinteressavo.Sarà stata la mancanza di sentimenti che ormai da tanto tempo creava un vuoto pneumatico dentro di me.
In ogni caso quella creaturina stava bucando questo sacchetto di vuoto facendo entrare una aria tiepida.Un torpore magico come quello che ti accompagna al sonno,appena prima di dormire mentre fuori dal tuo letto si gela.
E infatti decisi di dormire sul divano mettendomi la creatura appoggiata sul braccio.Quella piccola testolia si appoggio' lenta al palmo della mia mano e si lascio andare,come me,ad un sonno improvviso.
Mi risvegliai con una strana sensazione di vertigine e una forte difficolta ad aprire gi occhi.
Appena riuscii a focalizzare bene,e ad alzare il collo mi accorsi di quello che stava facendo la creatura.Con la sua piccolissima bocca stava succhiando il mio mignolo,roteando lentamente la testolina.Una smorfia di disgusto mi ributtò immediatamente nel sonno.
Ricordo che sognai la lunga strada lungo la quale avevo raccolto la creatura.
Pero' nel sonno era un pomeriggio d'estate e un vecchio stava cercando qualcosa nel fosso accanto alla strada.Nel sonno chiedevo se avesse bisogno di aiuto ma non si voltava.
Era mattina quando mi alzai dal divano cercando la creatura.
La ritrovai in bagno intenta ad accarezzare le piastrelle gialle della doccia.
Era la cosa piu dolce che avessi mai visto.Sembrava quasi sorridesse ora che la prendevo in braccio per portarla nella sua cesta.
No niente verterinario.Quella dolcezza sarebbe riamsta con me.Avrei trovato il modo di nutrirla pensavo.Il fatto e' che avevo gia capito,ma cercavo di ignorare il rigolo di sangue rappreso che mi percorreva il mignolo.
Avrei un attimo cercato qualcosa a riguardo,magari in internet.Forse non era sana la cosa ma era quello di cui avevo bisogno.Qualcosa di cui occuparmi.Qualcosa da amare.Qualcosa che ricambiasse.


Ora sono passati...boh..mesi?anni?non lo so piu nemmeno io.
Nessuno si e' interessato a cercarmi dopo che ho mandato a fanculo il mio capo al telefono.Non avevo piu nessuno gia da prima a pensarci bene.Con il tempo siamo rimasti io e la creatura.Lei con il mio sangue.Io con la sua infinita e profonda dolcezza.Talmente profonda e innaturale da farmi pensare di sognare.Tanto vertiginosa da farmi commuovere.
Ho cominciato a uscire solo per prendere quelle due cose da mettere in bocca.Il resto del giorno lo passavo a giocare con lei.La fargli rincorrere palline,a fargli il solletico.A farla dormire nelle mie mani.A farmi succhiare il sangue dal collo,mentre il suo profumo di fiori secchi mi innebriava.
Mentre si nutriva io dormivo e spesso sognavo quel vecchio che continuava a cercare nell'acqua verde del fosso,e che sogno dopo sogno si spingeva sempre piu lontano.
Davvero non ho idea del tempo che sia passato.Puo essere passato un secolo ormai.
Da tanto tempo ormai non mangio piu.Nemmeno alzo le persiane.
Forse fuori non c'e piu nulla.Magari il mondo e' finito e' rimane solo un pianeta di rovine.
La mia casa progressivamente si e' fatta sporca e umida.Vaste macchie di muffa occupano il muro.La polvere e' ben visibile e galleggiante dell'aria.La mia pelle oramai secca e rugosa come quella di un vecchio.I miei capelli lunghi e bianchi sembrano quelli della mia vecchia nonna.
Le mie costole sporgenti mi danno l'idea di quanto poco rimanga.
Sto morendo felice e sorridente.Innamorato di quella creatura innocente.
So che oggi sara l'ultimo giorno.Lo so perche l'ultima volta che la piccola si e' nutrita ho sognato il vecchio.Ma stavolta si e' voltato verso di me guardandomi con occhi sbarrati,immensi e rossi,e un sorriso crudele come quello di un clown.L'ultima immagine prima di svegliarmi sono i suoi enormi denti gialli.
Ho capito che ho dato la mia anima a lui e alla sua magnifica creatura d'amore che mi sta guardando con occhi lucidi.
Moriro' davvero felice, e non so quanti lo possano dire.