sabato 6 febbraio 2010

TEORIE INCOMPLETE



Siamo sparati nel buio e quando ci scontriamo succede e basta.
Non c'e nulla da fare.L'incontro non e' mai morbido,e fa uscire cio' che di elementare c'e in noi poveri illusi , che pensiamo di essere l'unita di misura della nostra stessa vita.
Un amico,un sguardo,un cane randagio,una donna,un uomo.
Chiunque puo frantumare la nostra sfera ideale.
La nostra forma perfetta,la nostra ragione d'essere che si basa su noi stessi.
Chiunque puo far uscire da noi quello che nessuno si aspetta.
Non si trova mai la soluzione del nostro rapportarci agli altri.
Ceniamo in ristoranti,corriamo per le strade,litighiamo,lavoriamo
dormiamo in compagnia,abbiamo orgasmi simultanei,ridiamo,ci facciamo domande,distruggiamo speranze ma alla fine siamo sempre tutti parte di una teoria incompleta.
Una teoria dove manca sempre qualcosa,un fondamentale elemento per spiegare il concatenamento di tutto.
Una rompicapo che nessun esperimento sembra risolvere.

Proprio a questo pensavo quando camminando lungo la banchina,facendomi bombardare le orecche dall'IPod,osservavo la massa di gente cozzare mentre scendeva velocemente dal treno.
Non so bene perche non me ne fossi rimasto a casa quella mattina.
La stessa notte la mia vita era cambiata.
Sconvolta direi.Tutto quello in cui ero convinto fosse il mio futuro,all'improvviso,non esisteva più.
Ero solo e senza futuro.Tutto in poche ore.
La cosa sorprendente è che dentro di me non era cambiato nulla.
Pallido nel viso.Pallido nella mente.
I miei occhi senza riposo,dietro i Ray-Ban,guardavano i visi della gente e cercavano di capire cosa si nascondesse in loro che in me non c'era.
Ero una specie di spugna che non aveva assorbito bene.Secco dentro.
E camminando guardavo quel film,distante anni luce.
A proposito di luce.
Strano quando non dormi da giorni,come perda colore ogni cosa.
Tutta sembra diventare bianco e nero.Sopratutto bianco...

Quel giorno avevo un esame.Ma non andai.
Me ne gironzolai in città ,a guardare le vetrine,osservare la gente,pensare a come avevo finito quella storia.
Pochi tempo fa pensavo pensavo ad un appartamento da affittare,e magari un figlio da mettere in cantiere.
Difficile da risolvere il mio problema.
Come entrare nella vita normale,quella cosa che si svolgeva ad un passo più in là.
Quella cosa a cui sembravo appartenere e invece non era cosi.


Oggi vivo in un film muto.
Senza parole.Senza comunicazione.Senza vibrazioni che non siano quelle delle cuffie a cono infilate nelle orecchie.
Tutto sembra calato in un infinito pomeriggio di inverno.
Continuo a guardare alla gente come qualcosa di lontano.
A volte mi sembra di cogliere uno sguardo che muove ricordi,sensazioni,calore.
Ma sono sensazioni che si perdono subito in un mare calmo,dentro la mia mente.
Una mente diventata spietata.
Assassina.
Sola.

Siamo qui,come all'interno di un immenso acceleratore molecolare,sepellito sotto la terra di una civilta' ormai dimenticata
che vortichiamo in attesa della prossima collisione,e in attesa di risolvere questa incompleta teoria.

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