giovedì 25 marzo 2010

Un continuo pulsare


Nel medioevo piu buio,mentre la peste devastava i villaggi e falcidiava l'Europa,molti fuggivano dai borghi per darsi a sfrenate danze,lontani dai luoghi della vita di tutti i giorni,ormai teatro di morte.
Danze di giorni interi,ad esorcizzare il male,oppure ad aspettarlo...
Beh oggi non ci sarà quella peste,forse ci sono mille pesti,forse nemmeno una,ma di sicuro ancora oggi noi scappiamo,e danziamo per giorni.Balliamo fino allo stremo per non pensare alla paura.
La paura del vuoto.

In questo capannone abbandonato sono per lo meno tre giorni che continua il martellamento.
Frenchcore continua, ininterrotta da troppo.Spero in una virata Goa per la notte che si prepara.
Non chiudo gli occhi da non so quanto tempo.Le voci mi arrivano lontane.Confuse dal fragore metallico delle battute che si schiantano sul fondo dello stabile.
Qualcuno fortunatamente sta pensando di cucinare qualcosa.
Mentre cerco di distinguere il profumo la scena di una ragazza che fa una pera intramuscolo sul culo di un tizio messo a pecora mi riporta bruscamente alla realtà.

Dopo ore,giorni di profondo pulsare il senso del tempo muta drasticamente.Tutto e' molto dilatato.Passano due ore e sembrano dieci minuti.
Il sole è calato da un pò ma l'umidità , dopo questi giorni di fuoco,non si sente più.Pochi superstiti continano con la danza ipnotica con la testa infilata nel sound system.
La maggior parte della gente stesa appoggiata alle colonne bagnate del capannone.
Scalciando le lattine vuote e scatole,spostandosi verso il fondo dello stabile,le onde sonore alle spalle ha qualcosa di mistico.
Vibrano le pareti,galleggiano luci azzurre.
Non vedo la faccia affondata nel buio del cappuccio del ragazzo che mi sta passando la chetamina.
Una felpa sporca e dal buio al suo interno mi guarda.
Non so descrivere i brividi di terrore.
Per favore allontana questo orrore artificiale.Allontana da me questo ombra incapucciata.La paranoia si e' impossessata di me.
Respiro.Cerco di riprendere il controllo.Ormai sono abiutato.Lo so fare.
Piano piano riprendo il controllo.
Vorrei solo dormire.Le gambe mi sembrano di gomma da molte ore ormai.
Il terreno sporco e' come un materasso.Sembra di affondare.Una palude.
Cemento mobile.
Che la chetamina affondi la mia testa all'interno del mio corpo.
Che spenga il mio cervello.
Una volta si ballava per giorni per esorcizzare la morte,la paura.L'eterno pulsare del Goa mi spinge verso il niente.Finalmente.

Quando apro gli occhi mi accorgo del silenzio piu nero.
Per quanto ne so potrei aver dormito giorni.
Non sono solo.Ragommitolati addosso alle pareti decine di persone dormono abbracciate ai loro cani.Le vedo illuminate da una pallida luce che entra dall'esterno.Ma e' una luce morbida.Una luce silenziosa.
Ora che il cervello comincia a svegliarsi,giovane e fresco come appena nato,mi rendo conto che questo silenzio,non e' affatto normale.
Trascinandomi all'esterno dovrei almeno vedere il centro della citta,illuminato all'orizzonte.Ma non c'e nulla.C'e un manto nero al posto della pianura.
Black out.Buio a perdita d'occhio.Solo la luna ad ammorbidire il nero pesto.
Sembra che questa festa primitiva abbia riavvolto il nastro del tempo.
Non c'e traccia di progresso.
Che non ci sia traccia di progresso me ne accorgo quanto guardo il cellulare.Una macchinetta di plastica e circuiti,vuota,una schermo che non da segno di funzione.
Leggermente illumianto,ma vuoto.Sembra che non esista piu la telefonia.
Dietro la collina si prepara un temporale.
I tuoni per la prima volta da quando ero bambino,fanno paura.Siamo tornati preda di terrori ancestrali,nell'arco di un rave di 5 giorni.
Eppure non e' la paranoia,non e' l'acido,sono io ad avere paura.Una paura lucida.
Qualcosa e' successo.Qualcosa di strano.


Una volta raggiunta la città pare che non siamo gli unici ad aver percepito qualcosa.
Le strade buie sono popolate di persone che parlano,che si agitano,che si interrogano.
Il black out sembra essere arrivato nel momento sbagliato.
Il freddo non accenna ad andarsene in questi giorni.Qualcuno ha acceso un fuoco dentro un bidone all'angolo della strada.I riscaldamenti non partono in casa evidentemente.
Racchiuso nel mio grosso cappuccio non oso ancora parlare con nessuno.La gente si guarda con un certo sospetto mi sto accorgendo.L'aspetto nostro non è di aiuto credo.
Tutto e' spento.
Spento completamente.
NOn c'e un computer ,un telefono, una luce che funzioni.
Nulla di nulla.



Sono passati quattro giorni,e da un paio non c'e una notizia da parte di nessuno.
Molta violenza si e' scatenata delle stradine piu nascoste.
Le vetrate dei supermercati sono quasi tutte sfondate.
E nessuno sta capendo niente.
Vorremmo tutti sapere cosa succederà tra qualche giorno quando non ci sarà più nessuna provvista da prendere.Quel poco che l'esercito ha portato in centro sarà presto finito.
Gruppi di persone autonomamente si stanno organizzando,armate.dove l'esercito non e' arrivato oppure sta sbandando.
Inutile dire che la legge non esiste più.
Non c'e modo di comunicare pare.Presto le forze dell'ordine cominceranno a perdere la testa come tutti noi.
O almeno quelli che non l'hanno gia persa.
Pure gli sbirri si portano via roba dai negozi.
Ho visto poliziotti menarsi tra loro di fronte ad un negozio di alimentari Pakistano.
Non oso pensare gli ospedali.Non oso pensare alle carceri.
Forse sarebbe il caso di armarci.


Ci siamo ritrovati sopra il piu alto palazzo.A guardare le stelle del cielo Friulano.
Stavamo pensando che non c'e niente fa fare.
Il mondo pare arrivato alla fine.
Qualcuno si ricorda dell'idea che dal sole sarebbe successo un casino in questi anni.
Le esplosioni solari o qualcosa del genere.Avrebbero fottuto ogni forma di progresso.
Le centrali elettriche etc...
C'e da rubare piu benzina possibile.Cercare di raggiungere la campagna piu isolata.La Toscana.
Il ragazzo con la cresta che si e' unito a noi tira fuori il problema del cibo.
Lui dice di saper coltivare.Si raggiungere le colline toscane.Armati.
Insediarci da qualche parte.
C'e la comunità degli Elfi ricorda qualcuno.
Raggiungiamoli dico io.Armati penso.
Tutti questi ragionamenti sono interrotti da raffiche di mitra ai piedi del palazzo.Urla, e poi basta.
Sono giorni violenti.Quanto era fragile il nostro mondo.
Chissa cosa succede nelle grandi città.Nel resto del pianeta.
Immaginiamo l'Africa piu nascosta,che non si e' accorta di niente.Non si e' mai accorta di niente,fortuna loro.
Immagino come sia nella foresta piovosa,il ritmo lontano e continuo di rituali lontani.Un continuo gocciolare,la luce che filtra dagli alberi, gli insetti.

L'altra notte abbiamo difeso una ragazza da un gruppo di cani bastardi ubriachi.
Non sentivo piu le braccia da quanto ho sbattuto la spranga di ferro sulla faccia di quel poveraccio.Ma non me ne fregava niente.Non fregava niente a nessuno.Nessuno parlava.Nessuno muoveva un dito.Nemmeno più lui.
Non vedevo il suo sangue.Troppo buio.

Pensavo a questo, quando una esplosione di luce ha illuminato a giorno il cielo.
Ritirata in una immensa palla all'orizzonte,l'eco del botto ha fatto vibrare ogni cosa.
Lontana la luce diventava rossa e piccola.Un brontolio continuo rimaneva....


E' passato quasi un anno da quando il mondo si è spento.
Il caos ha regnato per un mese quasi, prima che il Giappone con le sue centrali elettriche tenute spente proprio in previsione di una cosa del genere,rimettesse piano piano in moto le cose.Un mese che ha fatto fare un balzo indietro a tutta la civiltà.

Alcuni satelliti sono precipitati sulla terra.Alcuni centrando in pieno grosse città.
Londra non esiste quasi più.
Una città fantasma resa radioattiva nell'impatto.
Alcuni in Italia.Alcuni in Africa.Molti nell'oceano.Molti abbattuti poi quando la NATO ha ripreso a funzionare.
Sara difficile capire quanti morti.
Sarà difficile capire come l'occidente si rimetterà in piedi.Se si rimetterà mai in piedi.
Noi per ora,continuiamo a coltivare la nostra terra.Ad allevare le nostre bestie.Ad oliare i nostri fucili.
A difenderci.A rimanere isolati.
Nessuno ci cerca e nessuno ci vuole.
Paura del vuoto non ne abbiamo più.

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