sabato 21 settembre 2013

Johnny Cash, dieci anni dopo la morte di un antieroe .


In questi giorni ricorre l’anniversario della morte di Johnny Cash. Dieci anni dopo la sua scomparsa l’influenza esercitata nell’immaginario collettivo rimane immutata. Contro qualsiasi aspettativa Cash nel corso degli anni è diventato un ascolto transgenerazionale grazie ad uno stile e ad una voce ricca di fascino anche per i più giovani appassionati di musica e una lunga serie di biografie e ristampe. A consolidarne l’immagine nel mondo mainstream ci ha pensato Quando l’amore brucia l’anima, un film di successo che racconta la vita e l’amore con June Carter, cantante country con la quale rimarrà sposato per 35 anni fino alla morte della donna. Cash rappresenta l’immagine di un uomo solitario che arriva da lontano, da una America che non esiste più. E’ una figura che ha attraversato i polverosi deserti del cinema western e storie crude di dipendenza da anfetamine, risse e concerti epocali come quello del 1968 nel carcere di Folsom dove non esiterà a mandare al diavolo i fotografi che impedivano una buona visuale ai carcerati con i quali si creerà una atmosfera di unione e identificazione irripetibile e ai quali dedicherà il pezzo Folsom prison blues. Una sorta di esistenzialista del country nativo di un profondo sud fatto di lavoro nei campi e grandi campi di cotone battuti dal vento. Il man in black è stata una figura lontana dall’essere un riferimento generazionale. Un cristiano peccatore, una testa calda con l’anima di un conservatore, alcol e bibbia in un solo volto. Dopo l’ oblio degli anni ottanta viene riscoperto da Rick Rubin , produttore geniale e autore di alcuni tra i più grossi fenomeni musicali degli ultimi decenni . Gli album di Cash targati Rubin ( American recordings, Unchained e American III ) sono il ritratto di un uomo di oltre settant’anni ma con la voce di uno di duecento che in una nuda e originaria versione a solo chitarra e voce canta i propri classici e umilmente interpreta brani di altri grandi artisti anche dell’universo pop come U2 e Beck. Riaccolto male da una generazione Mtv di metà anni novanta arrogante e ancora orfana di icone, con il tempo diventa finalmente il classico che oggi conosciamo per un pubblico che necessità di miti e di autenticità. Oggi quindi è resa giustizia ad un artista dal cuore di uomo semplice ma dalla voce e la storia di uno storyteller per vocazione.

Nessun commento:

Posta un commento