domenica 6 gennaio 2013

Due parole con Gyula

Qualche giorno fa ho ripostato una mia vecchia intervista a Gyula Noesis originariamente pubblicata da un vecchio blog.
Ho deciso quindi di andare a sentire come se la passa oggi e dove lo ha portato la sua spinta esploratrice.
Che cosa ha fatto in questi ultimi anni Gyula?
"Nulla. Nulla che io possa aggiungere ad un curriculum vitae serio senza indebolirlo (poiché che cos'ha di significativo, in una vita, il dipingere quadri, fare musica, proporre spettacoli, ecc?) Tranne che quest'ultimo. 2012. Mi son reso conto che dal punto di vista della maturazione, avevo vissuto più cose durante quel mese del 2007 in Siberia che durante i miei tre anni sedentari a Berlino, e perciò, il 20 novembre 2011 abbandonai il mio ideale appartamento a cinquecento metri da Revaler Strasse(ove ci sono i meglio club) e a dieci minuti a piedi dal Berghain (prezzo: 250 euro al mese) per ricominciare a viaggiare (l'arte è cacca e non puoi cacare niente di bello se prima non ti sei mangiato un qualcosa di un po consistente). Qui in America del Sud ho cominciato, a Rio de Janeiro, con un concerto vocale al Plano B di Fernando e Fatima (quartiere Lapa), la visita di Rocinha (la più grande favela del Brasile) insieme ad un tizio del posto il cui nome è Cara Suja (ossia Faccia Sporca), e la partecipazione ad una cerimonia spiritica macumba (umbanda), introdotto dalla mia amica la strega e medium Camila. Poi quattro giorni a São Paulo, sei mesi ad Asunción (Paraguay) più altri tre a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) a riformulare il mio libro facendolo passare da 1000 a sole 700 pagine, in Rondônia (Brasile) il tentativofallito di scolpire una piroga da un albero (mi è mancato un particolar arnese), il tentativo fallito di attraversare il territorio Uru Eu Wau Wau in piroga (alla fine del secondo giorno, sul rio Pacaás Novos sono stato sequestrato da una tribu Wari incazzata, ancor recentemente cannibale), nello stato dell'Amazonas il tentativo fallito di ottenere un'autorizzazione ufficiale che mi permetta di incontrare il popolo Pirahã (mai la darebbero ad una iniziativa individuale e squattrinata come la mia), la risalita penosa del fiume Juruá/Yuruá fino a Tipishco, il tentativo fallito di attraversare il territorio Murunahua (se non mi avessero fermato sarei morto trafitto da freccie avvelenate), dodici giorni spesi ad imparare a tirare all'arco con gli indigeni asheninka (totalmente cacciatori-raccoglitori fino ad un anno fà), a Pucallpa (Peru) l'assassinio di una tartaruga, di una scimmietta, di un cucciolo di cane e di un micetto (il tutto a contro cuore e con brividi di repulsione), l'assorzione massiccia di cactus San Perdo e d'ayahuasca (la prima volta con uno shaman shipibo), il tentativo fallito, a Lima, di discutere con il capo del "Social Nacionalismo del Perú Andino" (con emblema evocante quello del partito nazionalsocialista tedesco), un mese bloccato nella città di Tacna (frontiera con il Cile) per via di una vigorosa infezione ai piedi poi estesa al corpo intero."



La necessità di esplorazione del mondo non ha solo un significato e una necessità di tipo interiore ma anche risvolti pragmatici dal punto di vista di un artista.
"Partendo, speravo poter secretare arte viaggiando, e, sempre viaggiando, poter venderla e incassare quattrini (poter lavorare ovunque), ma vedo che avrò bisogno di un atelier accuratamente equipaggiato e perció, di tornare e risedentarizzarmi. Quando? Quando tornerò? Ancora non ne ho la piú pallida idea: potrebbe essere tra un mese come tra piú di un anno."

Il prossimo futuro di Gyula è un attraversamento estremo.
"Un deserto. Quello di Atacama, il piú arido del mondo. Tanto piú del Sahara, e secondo Wikipedia, "cinquanta volte più arido della Death Valley della California". Provero a camminarci tanti chilometri. Non ho idea di quanti ne sapró percorrere. Dipenderà dalle possibilità di acquisire acqua e cibo lungo la mia traiettoria e dalla mia capacità a sopportare il silenzio, un vuoto da capogiro."

Nell'attesa di vederlo ritornare da questa nuova esperienza vi lascio con un bellissimo video della sua esperienza sudamericana .


A Not So Bitter Death - S01E01 from Gyula Noesis on Vimeo.

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